Arrivo mentre Chiara Mastroianni sta per parlare al pubblico della Casa del cinema di Roma. Deve introdurre la proiezione di Marcello Mio, film diretto da Christophe Honoré e presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes. Nel cast c’è anche sua madre Catherine Deneuve e il cantante Benjamin Biolay, ex marito di Chiara, che con lei ha avuto la figlia Anna, oggi 21enne. Chiara interpreta un po’ sé stessa e un po’ il padre, e comunque entrambi i personaggi sono di fantasia, “liberamente ispirati” a quelli reali. Nel film, dopo una crisi d’identità dovuta al fatto che, durante i provini, le chiedono continuamente dei suoi genitori, Chiara prova a entrare nell’essenza del padre, vestendosi e parlando come lui, in modo giocoso, leggero: “Fare questo film è stato come diventare un fantasma e lasciarmi attraversare dal personaggio” dice al pubblico. “Una seduta spiritica e spiritosa”. Ad ascoltarla, c’erano anche le cugine Federica e Francesca, figlie di Ruggero Mastroianni, uno dei più celebri montatori del cinema italiano, fratello di Marcello. Il 28 settembre sono stati cento anni dalla nascita di Mastroianni (che è mancato nel 1996), e al mito di questo grande attore è dedicata l’edizione 2024 della Festa del Cinema di Roma. La Festa dedica un omaggio anche alla carriera di attrice di sua figlia, con un incontro con il pubblico e la proiezione di Marcello mio.
Chiara è decisamente bella, decontracté, i jeans, un po’ di tacco, una camicetta e un boyfriend blazer. Soprattutto gli zigomi, gli occhi color castagna, il sorriso, i capelli perfetti, sciolti, naturali. Non posa da diva, e comunque sia nell’aspetto fisico sia nel modo di fare assomiglia in modo impressionante al padre, come se ne possedesse la ritrosia gentile e affabile.
Chiara, il 21 ottobre, durante la Festa del Cinema dedicata a suo padre, lei incontrerà il pubblico nella sala Petrassi dell’Auditorium. In occasione del centenario di suo padre chissà a quante altre iniziative le propongono di partecipare.
Ma sì, poco fa mi hanno addirittura chiesto di intervenire in un tour al Cimitero monumentale del Verano, con una sorta di happening davanti alla tomba di mio padre. “Ma che cosa strana” gli ho detto. E loro: “Ma certo, noi facciamo sempre i tour della gente famosa seppellita al Verano”. Certo, le idee della gente… Sono pazzeschi, devono vendere il tour ai turisti!
Mi scuso per la banalità della domanda che sto per farle. È stato difficile essere la figlia di due straordinari attori, famosi in tutto il mondo?
Sa che io non mi annoio quando me lo chiedono? Anzi! Quando ero molto giovane qualche volta pensavo “Mannaggia, solo quello mi chiedete”. Poi invece è diventata una domanda molto comoda, perché ho già la risposta e mi evita di dover parlare di me stessa, cosa che invece mi mette sempre un po’ a disagio. Comunque, i miei genitori sono stati insieme solo 4 anni e si sono lasciati quando io ne avevo 2. Praticamente non ho ricordi di loro quando stavano insieme. E ho perso mio padre che ero troppo giovane: a 20 anni ho saputo che era ammalato, ed è morto quando ne avevo 24. In pratica sono passata dall’adolescenza al lutto. Sa, quando lui veniva a trovarci a Parigi era una festa, quando partiva si faceva un’altra festa, abbiamo avuto sempre la parte bella dello stare insieme, come se fosse sempre una vacanza.
Con sua madre ha avuto un rapporto più conflittuale?
È stato più complicato perché a lei toccava la parte difficile. Da un lato c’era questa figura paterna geniale, e però mio padre stava in Italia, e dall’altro c’era lei, che invece doveva occuparsi che io andassi a scuola, seguire la mia educazione quotidiana, dare le regole. Anche io ho cresciuto i miei figli, Milo e Anna, separata dai loro padri. Ma abitavamo tutti a Parigi, nella stessa città.
Suo padre è stato poco presente, data la lontananza?
Mi telefonava ogni giorno, ovunque fosse. E facevo tutte le vacanze in Italia, infatti conosco meglio l’Italia della Francia. Fin da piccola sono stata con lui da sola: non aspettava che mi portassero da lui pulita, vestita, per riconsegnarmi poco dopo a una babysitter. Per come erano gli uomini della sua generazione, non è stato un padre convenzionale.
E che rapporto aveva con sua sorella Barbara Mastroianni, costumista, figlia di Flora Carabella?
Io adoravo mia sorella. C’era una grande differenza di età, lei aveva 20 anni più di me, ma eravamo molto legate pur non vivendo nella stessa città ed essendo di generazioni ed educazione diversa. Parlavo sempre con Barbara e infatti, da quando purtroppo non c’è più e non ci sentiamo tutti i giorni, mi manca e sto un po’ perdendo il mio italiano. Siamo stati una famiglia complicata ma ce la siamo cavata proprio bene: c’è sempre stato molto amore.
Poi lei ha anche un fratello attore, figlio di sua madre e del regista Roger Vadim.
Christian ha 10 anni più di me, ed è andato a vivere da solo quando io ne avevo 9. Quindi poi sono cresciuta un po’ come se fossi una figlia unica. Ma ci vogliamo bene, e questa famiglia così composita ha funzionato.
Suo padre aveva una casa in Toscana, nella provincia di Lucca. La frequenta ancora?
Non è una casa abbandonata, ci andavo sempre con lui e ha continuato a essere una casa di famiglia, per mia sorella Barbara e ora per me, che ci sono sempre tornata con i miei figli. Ha continuato a essere una casa di famiglia.
Sempre parlando dei luoghi di suo padre, c’è il paese dove era nato, Fontana Liri, in provincia di Frosinone. Ci è mai andata con lui?
Tanti anni fa ci fu l’occasione di andare insieme, ma lui non volle. Non aveva buoni ricordi: c’era stata tanta povertà e aveva lasciato il paese quando era molto piccolo. Non aveva l’orgoglio di portare la figlia dov’era nato. Ci sono poi andata da sola, l’anno scorso, perché giravo scene di Marcello mio a un’ora e mezza da lì. Lui preferiva portarmi nella casa vicino a Lucca, o a Castiglioncello dove aveva un’altra casa. Aveva la passione delle case, quella che si dice “malattia del mattone”. Voleva diventare architetto, prima di mettersi a fare l’attore.
Lei ha una carriera ormai molto lunga, piena di premi e riconoscimenti. Il primo film a 7 anni. Diventare un’attrice è stata una scelta naturale?
Il primo film con mia madre, praticamente un cameo, è stato un gioco, non capivo nemmeno cosa stessi facendo. Non sono stata una bambina attrice. È a 20 anni che ho deciso. Mi ero iscritta all’università per fare contenta mia madre, per rassicurarla, ma volevo entrare subito nel mondo del lavoro. Sarebbe stato forse più comodo avere un’occupazione “seria”, cioè fissa. Mia madre era preoccupata: fare l’attrice può essere un mestiere crudele e cercava di proteggermi. Ma oggi è felice del mio percorso, abbiamo recitato in tanti film insieme, con grande piacere.
Sua figlia Anna inizia adesso la carriera da attrice. Ha cercato anche lei di proteggerla?
No, io sono diversa di mia madre nel modo di essere con i figli. Sì, certo, c’è sempre un po’ di inquietudine ma come per ogni altro mestiere, perché oggi non esiste un posto di lavoro sicuro, vero? Quindi, almeno avere la fortuna e il lusso di fare il mestiere che volevi non è poco. Voglio dire: quante persone oggi possono pensare “Faccio il lavoro che volevo”? Noi, in famiglia, siamo molto molto fortunati. Anche mio figlio Milo, che ha 27 anni, ha scelto una carriera artistica: lui canta. E io li sostengo entrambi.
Lei e sua figlia abitate ancora insieme. Ha paura della sindrome da nido vuoto, quando se ne andrà?
Sicuramente mi dispiacerà, perché io adorerei rimanere come in una tribù. Mi piace l’idea di vivere in comunità.
E sua madre ha sofferto quando lei se n’è andata di casa?
Dice di sì. Avevo 18 anni quando sono andata a vivere per conto mio. Sicuramente le è dispiaciuto, ma è una donna intelligente e sapeva che doveva andare così. Per fortuna abitiamo vicino e ci frequentiamo moltissimo. Poi, lei è molto presa dal lavoro e dai viaggi, ma è riuscita anche a essere una brava nonna. È una donna passionale.
Lei ha recitato in diversi film sia con suo padre sia con sua madre. Come è recitare con simili genitori? Viene l’ansia da prestazione?
No, nessun disagio. Anzi, mi dicevo: “Sei fortunata, pensa se tu non la conoscessi e ti dicono che devi recitare con Catherine Deneuve: paura!”. Che poi mia madre ha quest’immagine severa, ma non è così: le piace ridere, le piace mangiare, è una donna molto curiosa, cosa che la rende ancora giovane. Tra l’altro questa curiosità per luoghi e persone, e anche il piacere di mangiare, era comune sia a mio padre sia a mia madre: questo li univa nonostante i caratteri diversi.
Ci sono degli errori che si rimprovera?
No, guardo avanti. Ho fatto un sacco di cose sbagliate. Però ogni tanto bisogna sbagliare, fa parte della vita. Poi sono stati piccoli errori, non cose che hanno cambiato la mia vita o quella di altre persone. Il passato conta molto per me, ma preferisco guardare avanti.
Ha un piano B, se nel suo lavoro le cose smettessero di andare bene?
Mai avuto. Cioè, ogni tanto mi capita di pensare “e adesso che succede?” Ma non so fare altro che recitare. Per esempio, non ho mai pensato di diventare regista, come invece hanno fatto altre mie colleghe.
E la depressione dell’attore? Il telefono che non suona, la paura di essere dimenticati le è mai capitata?
Certo che l’ho provata. I dubbi e le angosce sono una cosa che bisogna accettare. Però ho avuto dei genitori che non sono proprio stati proprio un esempio di attesa, perché giravano film in continuazione. Ma ho parlato molto dell’angoscia dell’attesa con mio padre e lui mi diceva sempre: “Guarda che la cosa più importante è la pazienza. Come sul set devi aspettare di girare una scena, così nella vita devi aspettare un buon progetto. La fregatura è rifiutare di aspettare e accettare film che non ti sembrano buoni perché hai l’ansia”. Questo è stato un consiglio di grande aiuto, mai girare film per girarli. E poi la pazienza ce l’avevo sin da bambina, perché accompagnavo sempre i miei genitori sui set e lì si aspetta moltissimo, vedi una scena che si rifà e si rifà e si rifà finché il regista non è soddisfatto.
Si è mai chiesta cosa ha unito i suoi genitori e cosa poi cosa li ha disuniti?
Erano molto diversi, mio padre veniva dalla povertà, dalla guerra, e ha dovuto costruire da solo la sua carriera, mia madre invece veniva da una famiglia di attori. Penso che essere molto diversi non sia una cosa negativa, e loro hanno avuto un colpo di fulmine e una grande curiosità reciproca, e avevano anche il gusto di ridere insieme. Mia madre mi racconta sempre di quanto mio padre fosse divertente e che però dava anche un senso di sicurezza. La loro complicità è nata velocemente, ed era molto forte, ma poi, come succede nella vita, si sono lasciati.
Chi dei due ha sofferto di più secondo lei?
Credo che abbiano sofferto entrambi. Però, con me, hanno sempre voluto avere un’immagine serena, non si sono mai lasciati andare a dire cose negative sull’una o sull’altro. Sono stati molto bravi e anche molto amici benché si fossero separati. Noi facevamo sempre il Natale tutti insieme. Sono rimasti molto molto legati, e rendevano l’immagine bellissima di un amore che diventa un’amicizia.
Noi donne siamo sempre in ansia per il nostro aspetto. Lei per giunta è figlia di una donna celebre anche per la sua bellezza ed eleganza. Come vive il rapporto con la sua immagine?
Sono cresciuta a fianco di una donna di cui dicevano che era la più bella del mondo, quindi ho capito abbastanza presto che dovevo trovare un’altra strada. Ero anche io molto affascinata da mia madre, vedevo la sua bellezza, e quindi mettevo i pantaloni, niente tacchi, e lei mi diceva sempre “Ma perché non metti mai la gonna?”. “Perché mi fa fatica, perché non è pratico” le rispondevo. Ho insomma trovato una mia consapevolezza, diversa, da quella di mia madre.
In Marcello mi c’è una scena al ristorante in cui Chiara dice a sua madre Catherine: “Sparire mi si addice perfettamente”. Forse è proprio così, fare l’attrice è sparire dentro ai personaggi interpretati, ed essere figlia di due simili attori è un’elevazione di questa sublime arte della dissimulazione.