Ci voleva l’entusiasmo del Sindaco per consigliarci le bellezze di una Milano segreta, declinata in modo inatteso, geograficamente sorprendente. Chi, come me, è un milanese d’acquisto, ha sempre sentito descrivere dai nativi una Milano di inenarrabili bellezze segrete, nascoste, che si svelano solo frequentando i cortili e gli androni degli apparentemente sobri palazzi del centro. Giuliano Pisapia, con l’eccezione di un luogo centrale “ma paradossalmente poco conosciuto e poco frequentato dai milanesi” – la Rotonda della Besana -, ci magnifica le bellezze di una città fatta anche di quartieri periferici, di borghi un tempo esterni e che ora invece sono parte integrante del tessuto urbano. “Anzitutto porterei un amico che viene dall’estero alla Rotonda della Besana. È un ricordo della mia infanzia: abitavo in viale Montenero e dalle mie finestre vedevo questo luogo abbandonato, pieno di sterpaglie, di cui in seguito si è saputo che era stato il cimitero della Ca’ Granda. L’ho visto via via animarsi, i giardini sono stati puliti, i genitori vi portavano i ragazzi a passare il pomeriggio. Oggi è diventato quello che è sempre stato il mio sogno: un luogo che rappresenta il passato e guarda la contemporaneità, sede del modernissimo Museo dei Bambini”. Dal centro di Milano ci spostiamo a Baggio, che solo dal 1923 fa parte di Milano, mentre un tempo era un comune separato: “Per un periodo della mia vita ho fatto l’educatore del carcere minorile Beccaria, che è nella zona. Perciò conosco benissimo il quartiere, che ha mantenuto le caratteristiche di un borgo. Nella Chiesa Vecchia di Baggio c’è un bellissimo organo rimesso in condizioni di suonare, cosa che considero una mia vittoria. Ora è un punto di riferimento della zona. Un antico detto milanese, usato per mandare a quel paese gli scocciatori, dice: Và a Bagg a sona l’ôrghen, e si riferiva a un organo fatto dipingere sul muro da un curato senza soldi. Ora, invece, c’è un organo vero, molto amato dai cittadini. Sempre a Baggio bisogna visitare la bella Cascina Monastero, un tempo abitata da monaci e adesso sede del consiglio di zona 7.
“Andiamo in un altro quartiere che in passato non ha goduto di buona fama e invece ora è un luogo bello e vivace: Quarto Oggiaro. Lì amo moltissimo Villa Schreiber, progettata nel Quattrocento come tenuta di caccia di Ludovico il Moro e ampliata nel Settecento. Il parco è splendido e la villa è sede di associazioni che sono un punto di riferimento del quartiere. Infine, poiché parliamo di ville, mi piace segnalarne un’altra, pure affascinante, in zona Certosa Mac Mahon: Villa Simonetta. Oltre alla bellezza archittetonica, amo quel luogo perché c’è la sede della scuola di musica che abbiamo dedicato ad Abbado. Oltretutto sono stati restaurati i meravigliosi affreschi della cappella privata dei proprietari della villa, che durante la guerra era diventata un rifugio e in seguito un luogo dove i lavoratori della zona andavano a cucinare e mangiare. Infine un’ultima segnalazione, tornando nel centro della città: quando qualche mese fa sono andato a inaugurare la nuova sede di Google, all’Isola, guardando dalla finestra di una stanza vedevo il nuovo skyline della città, con il grattacielo Unicredit, l’8° più bello del mondo, e con la passeggiata che da Piazza Gae Aulenti porta al nuovo auditorium. Ma poi guardando dalla finestra a fianco, c’era una vecchia casa tipica milanese, con i vasi di fiore sul davanzale. Dove trovi un luogo così, tradizionale e ultramoderno nello spazio di due finestre contigue? Milano è la meta ideale del 2015, è assolutamente da visitare!”.