Qualche mese fa, mentre scrivevo “Il sale rosa dell’Himalaya”, ho avuto la necessità di aggiungere alcuni dettagli realistici all’intreccio del romanzo. Ho così chiamato un amico, il Professor Enrico Semprini, ginecologo e immunologo riproduttivo. La mia domanda era questa: i figli sono di chi li cresce o dei genitori biologici? Conta più la biologia o l’educazione? In questi giorni, il caso dello scambio di provette con embrioni, avvenuto all’ospedale Pertini, mi riporta alle risposte di Semprini.
La percentuale di componenti ereditarie nel DNA dei figli è inferiore a un misero 1%, e di quell’1% metà appartiene al padre e metà alla madre. La percentuale di geni in comune tra un moscerino e un elefante, per fare un esempio, è dell’88%. Quando diciamo che un bimbo ha preso “dalla madre” o “dal padre”, facciamo riferimento soprattutto a influenze di cultura, ambiente e società, non certo di geni, poiché con uno 0,50% di componente ereditaria biologica per genitore è veramente difficile creare una tendenza.
Semprini evidenzia d’altronde come durante la vita fetale chiunque, anche un embrione derivante da fecondazione eterologa, riceva dalla gestante cellule e anticorpi, che rimangono poi in dotazione per tutta la vita, condizionando il suo futuro stato di salute. C’è dunque un enorme contributo biologico della gestante nello sviluppo del figlio che porta in grembo, e quel contributo non è di carattere genetico. Qual è dunque la vera madre di un bambino? C’è quella che gli dà lo 0,50% di geni, quella che gli passa cellule e anticorpi durante la gravidanza, quella che lo fa crescere. Non sempre le tre figure coincidono. Secondo me, tuttavia, la madre più vera, i genitori più veri sono quelli che accolgono nella propria famiglia i bambini, chiunque siano: sangue del loro sangue o esserini sconosciuti catapultati nel loro mondo tramite fecondazione eterologa o adozione. Esistono tanti casi di figli adottivi che assumono il modo di fare, lo stile e persino le sembianze di chi li ha cresciuti. La realtà scientifica mostra quanto sia sopravvalutata l’influenza genetica dei genitori.