Anche alla persona più elegante capitano quelli che Ines de la Fressange chiama “fashion faux pas” e che per Giusi Ferré sono “bucce di banana”. Ma se sbagliare abito di tanto in tanto è un segno di vitalità, esistono invece gli habitué, coloro che per principio non ne azzeccano una. Ne parliamo con Giusi Ferrè, di cui esce Buccia di banana, spassoso e utile manuale che esamina meraviglie e orrori della moda ed è il prolungamento delle sue omonime rubriche su Io Donna e su Lei TV.
Siamo condannati a goffaggine o eleganza, a seconda del destino che ci è toccato in sorte, o possiamo migliorare?
C’è speranza. Se da ragazze è lecito sbagliare, da adulte ci sono ampi spazi di miglioramento. Dai 40 anni in poi finisce l’età del gioco e devi capire chi sei e come va avanti il tuo personaggio: hai tutto il tempo di migliorarti.
Si sbaglia più da soli o consigliati dalle commesse?
Consigliati dalle commesse, non c’è dubbio. Il famoso “come le sta bene!” è il momento in cui ogni persona incerta si lascia persuadere, spesso del peggio.
Per essere eleganti bisogna essere griffati?
Le grandi griffe propongono ormai una moda riferita a una festa che si svolge altrove, lontano da noi. Il progetto sociale degli stilisti è popolato di donne cinesi che però abitano a New York: non c’è riferimento a un’umanità reale. D’altronde, il mercato italiano non esiste più: qui da noi il fenomeno dirompente della moda ha 40 anni. In tutto questo tempo ci siamo costruiti un guardaroba, quindi non siamo molto interessanti per stilisti il cui sogno è una cliente che ogni anno dia alle fiamme tutti i suoi vestiti (del resto non può neanche regalarli: ha senso donare alla Caritas scarpe armadillo e trikini?). La famosa frase “non ho niente da mettermi” è diventata impronunciabile. Inoltre c’è una contemporaneità di stili che ti autorizza a portare quasi tutto.
Le cose più deprecabili che un essere umano possa indossare?
I pantaloni a zampa d’elefante, innanzitutto. Poi lo “stile romano”, soprattutto la sera, perché è lì che si commettono le peggiori efferatezze: il sesso esibito, l’idea della moda come “cintura con veli attaccati”, il tripudio di volant, ruche, satin. Terribili anche le gonne asimmetriche, i vestiti spioventi da un lato, gli stivali d’estate, le infradito in città. I pantaloni a pinocchietto sono mostruosi – c’è bisogno di prendere il fresco proprio in quel punto lì? Mi sembra difficile… E la fodera delle tasche che esce dagli shorts: dapprima pensavo si trattasse di un errore, poi ne ho visti una quantità infinita e ho capito che era una tendenza-moda.
In una gara tra italiani vagamente noti, chi sono i più malvestiti?
A parte gli scontati tronisti di Maria De Filippi… be’, Formigoni: Feltri gli ha suggerito di non indossare i vestiti regalatigli da stilisti, perché esibendoli ne ammazza la fama. Anche Briatore è tremendo, e oltretutto ha la pretesa di essere elegante – basti pensare alle pantofole con le iniziali ricamate. La Gregoraci, con quello stile da Barbie ionica ci mette del suo: insieme, sono una coppia stilisticamente malefica.
E gli eleganti?
Victoria Cabello ha stile e veste benissimo. Geppi Cucciari è un caso interessante, sa valorizzarsi. Lapo Elkann ha charme naturale, così come la sorella Ginevra, col suo specialissimo “essere un po’ altrove”.
Per evitare infortuni non sarebbe meglio adottare una divisa personale?
Sono favorevolissima. Coco Chanel diceva: se trovi un vestito che ti piace, fattelo copiare in vari colori e sei a posto. L’accumulo di trend, voler sempre essere all’ultima moda, provarle tutte… è imperdonabile. Una così è Sara Jessica Parker. Viene da dirle: datti pace!
Tacchi alti o bassi?
I tacchi bisogna saperli portare e nessun paio di scarpe oltre i 12 centimetri è raffinato: ricorda inevitabilmente certi club di Amburgo. Tra l’altro ne detesto il rumore. Bisognerebbe saper camminare silenziosamente. E, nella storia dell’eleganza, le donne non hanno mai portato tacchi oltre gli 8 centimetri.
Mi guardo i piedi: ballerine. Le gambe: pantaloni neri a disegni cachemire beige. Il busto: camicia beige. Avrò passato l’esame? Fortuna che in “Buccia di banana” finiscono solo le celebrities.