Camilla Baresani

Sommario

LUCA BOMBASSEI – Il mecenate di Venezia

- Vanity Fair - Interviste

Il panorama dei “figli di” prevede un manipolo di danarosi spesso svalvolati, ma divertenti oppure di esseri dediti all’azienda di famiglia, ovviamente più seriosi e meno attraenti per noi, che ci divertiamo a osservare il mondo e le sue varietà. Luca Bombassei, figlio di tanto padre, Alberto, e di tanta azienda, la Brembo, cosa che per chiunque sarebbe difficile da sostenere, ha trovato una terza via. Non si occupa dei migliori sistemi frenanti del mondo ma non è nemmeno un simpatico birbaccione scioperato. È un architetto, è un collezionista di arte contemporanea, e da quattro anni è presidente della Venice International Foundation. Lo incontriamo a Milano, nel suo studio di architettura dove subito vorremmo trasferirci a vivere per sempre, tra boiserie e opere di Giò Ponti e Piero Fornasetti, sculture di Sol LeWitt, magnifici tavoli di marmo dalle incomparabili venature, questi ultimi disegnati da Bombassei. Una specie di sintesi, questo studio, delle passioni del suo fondatore: da un lato salvare e valorizzare il passato, la storia dell’arte, del design, dell’architettura, dall’altro innovare creando un dialogo tra passato e presente. Quello che vedremo in mostra al Museo Correr di Venezia dal 17 aprile al 24 novembre 2024. Bombassei, con Venice International Foundation, organizzazione che presiede e il cui scopo è raccogliere finanziamenti privati per i musei pubblici di Venezia e per salvaguardare il patrimonio artistico della città, ha voluto una mostra che si annuncia tra le più significative del periodo della Biennale Arte 2024. Musei delle lacrime metterà in relazione i tesori del Correr, capolavori che rappresentano la grandiosa storia artistica di Venezia, con l’allestimento modernista realizzato per contenerli tra il ’57 e il ’60 dal grande architetto Carlo Scarpa, e con le opere site specific di Francesco Vezzoli, ormai un veterano delle Biennali e di Venezia. “Ma chi gliel’ha fatto fare di prendersi la grana della Presidenza, è un lavoraccio cercare soldi per restaurare, fare acquisizioni, valorizzare il patrimonio dei musei civici”, diciamo a Bombassei, conoscendo poi la storica renitenza delle grandi famiglie italiane nel sostenere il patrimonio pubblico del Paese. “Anzitutto ho un senso di gratitudine per questa città, da cui proviene mio padre. E anche mia madre, che è bergamasca, è cresciuta in un avamposto in terraferma della repubblica veneta un dominio lungo tre secoli. Io mi sento veneziano, qui ho fatto molti progetti, e qui ho scelto la mia casa, che è una sintesi della mia idea dell’architettura. Il contemporaneo come salvaguardia dell’antico. Che poi è la formula che in questi anni ha reso Venezia una città a due facce, da un lato una località di provincia, dall’altro la città italiana più importante e internazionale nel campo dell’arte”. E infatti, come sappiamo, non è più solo la città cartolina, con le sue antiche glorie, ma il ricettacolo di fondazioni e collezioni tra i più importanti del mondo dell’arte contemporanea.

“In pratica lei ha sentito che non bastava godersi la città, magari fare delle feste, visitare le Biennali…”. “Mi sono reso conto che potevo dare un’impronta più vitale a quest’associazione il cui scopo è sostenere il patrimonio artistico e gli undici Musei Civici di Venezia. Il Correr ma, tra gli altri, anche Palazzo Ducale, il Fortuny e persino il Museo del Vetro di Murano. È stata fondata nel 1996 da Franca Coin e, quando lei ha lasciato Venezia, ho deciso di impegnarmi in prima persona. Sto cercando di far vivere l’associazione con un approccio che chiaramente deve essere diverso, più contemporaneo”. Insomma: restauro ma anche innovazione e quindi la mostra di Francesco Vezzoli, artista ormai ultraconsacrato a livello internazionale e orgoglio di Brescia che gli ha dato i natali e che è un’altra città dove Venezia, col suo dominio liberale, ha lasciato un’impronta decisiva. “L’intuizione di Francesco Vezzoli è stata che le lacrime, una cosa privata, estremamente intima, non sono quasi mai rappresentate. Nei quadri chi piange si copre il volto. Eppure, il corpo umano e le sue espressioni sono stati studiati in tutte le forme possibili, ma questo fluido corporeo che rappresenta la fragilità umana è stato rappresentato solo nel momento in cui viene nascosto. Vezzoli dice che Musei delle Lacrime è un’indagine sulle lacrime perdute nella storia dell’arte. In questo, la sua opera è concettualmente sfacciata, e però riesce a dialogare con i fondi oro trecenteschi che gli sono appesi accanto. Avremo madonne contemporanee e antiche, con lacrime e senza, una accanto all’altra nell’allestimento di Carlo Scarpa. E Francesco donerà una sua opera molto importante per la collezione permanente dei Musei”. L’entusiasmo di Luca Bombassei è comunicativo, e immaginiamo che lo scopo finale sia quello di attrarre visitatori che, affascinati dal contesto e dalla contaminazione, si apprestino a sostenere Venice International Foundation. “In effetti l’obiettivo, che stiamo ancora valutando insieme ai Musei Civici, potrebbe essere anche quello di procedere a un restauro del Correr. Ma già solo allestire una mostra, significa apportare delle migliorie”. L’obiettivo di Luca Bombassei è anche quello di aumentare il numero di soci sostenitori della Fondazione. “Un tempo, tra i soci c’erano molti veneziani. Oggi invece sono quasi tutti i milanesi perché i veneziani sono pochissimi e sono impoveriti, e forse hanno anche troppe associazioni a cui dovrebbe iscriversi e per non scontentare nessuno e accontentare tutti rimangono neutrali. Stiamo puntando sui giovani e quindi, a differenza di altre associazioni abbiamo abbassato le quote di partecipazione. Ovviamente ci sono anche le donazioni liberali delle grandi società, le assicurazioni e le banche, che cercano sempre progetti credibili e di prestigio. Mentre il piccolo donatore che può contribuire in minima parte riesce comunque a partecipare, a diffondere informazioni e riceverne”. Mentre progressivamente si allarga il numero dei soci e dei mecenati, Venice International Foundation ha provveduto, nel tempo, a realizzare la nuova Quadreria di Palazzo Ducale, le sale dedicate ad Antonio Canova sia al Correr sia alle Gallerie dell’Accademia, ha recuperato interni del museo Fortuny, ha restaurato le dorature del soffitto della Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale e il mosaico della cupola della Basilica di San Marco. “E poi abbiamo regalato un microscopio per poter analizzare nei laboratori di restauro delle Gallerie dell’Accademia le stratificazioni dei quadri. Quindi, nel caso di questo microscopio molto avanzato che permette di capire la stratificazione delle opere e dunque decidere quanto scavare per restaurare una tela, torna ad affacciarsi la contemporaneità”.

“Immagino che suo padre avrebbe preferito che lei si occupasse di freni, però sarà anche orgoglioso del suo lavoro”. “Per almeno cinquant’anni sono stato il figlio di Alberto Bombassei, ma recentemente, dopo che mi ha confessato che anche a lui sarebbe piaciuto fare l’architetto, qualcuno gli ha chiesto ‘Lei per caso è il padre di Luca Bombassei’?”.