Illustrazione di Valeria Petrone
In una notte del 1910 – correva il suo quarantottesimo anno di matrimonio -,Tolstoj decise di non rivedere mai più la moglie. Aveva avvertito dei fruscii al di là della porta: era lei, che frugava nello studio cercando il suo diario segreto (lo scrittore ne teneva anche uno ufficiale). Tolstoj non riusciva più a sopportare l’atteggiamento possessivo e distruttivo della donna, che avvelenava da troppo tempo i loro rapporti. Sofia, invece, non gli aveva perdonato i tradimenti continui con le contadine della tenuta di Jasnaja Poljana, e soprattutto non voleva che il marito disponesse del denaro guadagnato e degli archivi a proprio piacimento, togliendoli dal patrimonio familiare per devolverli a fondazioni filosofiche e pacifiste.
Un tempo si erano amati furiosamente, ma quel tempo era finito, dissolto nel groviglio di sospetti, scenate e della caccia ai testamenti segreti. Tolstoj era disgustato. Così, prima che l’alba iniziasse a rischiarare l’amato paesaggio in cui al risveglio era solito cavalcare per almeno un’ora, decise di fare la valigia e scappare dalla “casa di vetro”. Svegliò il suo medico, fece preparare la carrozza, e, a ottantadue anni, partì per sempre, cercando di confondere le tracce in modo da non essere raggiunto dalla moglie e dai suoi messi. Sei giorni più tardi, la sua fuga dovette arrestarsi nella stazioncina di Astapovo. Lo scrittore aveva la febbre alta.
Presto, la stazione fu assediata da giornalisti di tutto il mondo, oltre che da parenti, seguaci, autorità. Tutti impegnati a telegrafare aggiornamenti sul suo stato di salute, in quella che fu la prima morte in diretta della storia della comunicazione moderna. Dopo sette giorni di agonia, lo scrittore più celebre del mondo – un mondo non ancora affollato da inconsistenti celebrity planetarie – riuscì a lasciare la moglie in modo eterno. Con questa sua fine, involontariamente, rese il proprio matrimonio esemplare: simbolo della passione che sfocia in esasperazione. La lettura dei diari di Tolstoj farebbe passare a chiunque la voglia di matrimonio. Per tornare alla certezza che possano esistere coppie felici, non resta che chiudere gli occhi e degustare una bottiglia di Brunello di Montalcino, magari una riserva del 2010.