Illustrazione di Valeria Petrone
Se penso alla mia vita di coppia, i momenti che mi danno maggior senso di intimità e soddisfazione sono quando al mattino ci si sveglia e, ognuno col suo iPad, ci si mette a leggere i giornali. Al risveglio non c’è niente da raccontarsi – nella notte cosa vuoi che succeda -, e così, in un silenzio fitto in cui a malapena ci si è detti ciao, piede contro piede, si legge fino all’ora in cui purtroppo bisogna alzarsi e lavarsi e uscire, relazionarsi, parlare.
Qualche giorno fa stavo scrivendo una pagina del mio nuovo romanzo: c’era una coppia sul punto di baciarsi per la prima volta, e quei due si allontanavano da uno spiazzo affollato e si incamminavano lungo una stradina che esce da Anacapri, e naturalmente sapevano che stava per succedere qualcosa, c’era un’eccitazione impressionante che li legava, un senso di imminenza che non ha parole, c’è solo silenzio, si è parlato prima, si parlerà in seguito, ma quel tipo di magia è inevitabilmente muta.
L’abate Dinouart, ecclesiastico assai mondano e libertino, scrisse un libello di gran successo, L’arte di tacere, pubblicato a Parigi nel 1771, nel colmo di quella che poi verrà definita civiltà della conversazione. “Partirò dall’ipotesi che non è sufficiente, per ben tacere, tenere la bocca chiusa e non parlare affatto. Non ci sarebbe altrimenti alcuna differenza tra l’uomo e gli animali i quali sono naturalmente muti: l’importante è sapere dominare la lingua; riconoscere i momenti nei quali conviene trattenerla o concederle una moderata libertà”. Insomma, l’arte del silenzio, ci dice l’abate, non è un semplice stare zitti. Ora che viviamo in una sorta di società della rabbia, in cui il narcisismo ci spinge a dire continuamente la nostra opinione, anzi, più che a dirla a gridarla dalla comoda piattaforma dei social, i consigli dell’abate Dinouart sono preziosi più che mai, e non servono solo a evitare di parlare a vanvera su argomenti che non conosciamo, ma sono essenziali anche per godere i momenti del sentimento e delle emozioni, potenziati dal silenzio.
Ancora una volta è il vino ad aiutarci, per esempio un vino rosso argentino, un Malbec da degustare pensando al silenzio sconfinato della pampa: aiuta a risparmiare la voce e ascoltare il suono del cuore, dei sensi, e persino quello dei pensieri.