Illustrazione di Valeria Petrone
“Fu nei pomeriggi al cinema, da bambina, che vidi per la prima volta John Wayne. In un film, diceva a una donna che le avrebbe costruito una casa sull’ansa del fiume, dove crescono i pioppi…”. È un ricordo della grande scrittrice americana Joan Didion. Vecchia, elegante, fragilissima, l’autrice de L’anno del pensiero magicoricostruisce la propria infanzia californiana in un bel documentario che si può vedere su Netflix. “Nel profondo del mio cuore, dove cade eternamente una pioggia artificiale, questa è ancora la battuta che aspetto di sentire. Non sono diventata il tipo di donna che può essere l’eroina di un western. Gli uomini che ho conosciuto avevano molte virtù e mi hanno portato a vivere in tanti posti che ho imparato ad amare. Ma non sono mai stati John Wayne. Non mi hanno mai portata su quell’ansa del fiume, dove crescono i pioppi, nella casa costruita per me”. Dopo aver ascoltato il ricordo della Didion, ho proprio dovuto stappare, solo per me, una bottiglia di vino rosso prodotto in Toscana, tra tortuosi corsi d’acqua e calanchi (un paesaggio molto western), per riflettere meglio su questo desiderio che ci accomuna e che spesso riaffiora senza essersi mai realizzato. Il sogno di un uomo che mi costruisca una casa – simbolo di un prendersi cura radicale – rimane latente dentro di me. Eppure faccio parte di quelle donne che pensano che gli uomini siano troppo spesso dei prepotenti, e che comunque sia meglio fare affidamento solo su noi stesse: al limite la casa gliela costruiamo noi, poiché di questi tempi i maschi sono impegnati a ricostruire la propria visione delle relazioni umane, in un mondo che sta rivoluzionando il concetto di virilità e di identità sessuale. Siamo in un periodo molto confuso: gli uomini sognano donne arrendevoli e disponibili, noi sogniamo uomini dominanti, che ci accudiscano alla vecchia maniera, ma poi nella vita tutto è completamente diverso, quei sogni non si avverano e forse non li vorremmo nemmeno realizzare. Sarei davvero disponibile a vivere nella casa sull’ansa del fiume, nell’attesa messianica dell’uomo che me l’ha costruita? A questo mi è servita Joan Didion, e poi anche il vino. A eliminare per vacuità un sogno subliminale.