Illustrazione di Valeria Petrone
Molti di noi, quando sono soli di fronte a qualcosa di veramente bello – un paesaggio, un quadro, un’architettura, uno spettacolo -, anziché sentirsi felici e pacificati provano il disagio di chi spreca qualcosa, come se avessero davanti agli occhi un succulento piatto di spaghetti lasciato a raffreddarsi. Di fronte alla straordinaria bellezza dell’orizzonte di un lago in tempesta o di un prato verdissimo punteggiato di mucche di montagna mi sono sempre sentita sola e inutile, se accanto a me non c’era nessuna delle persone cui tengo. E quando vado a spasso nei boschi non mi basta nemmeno la compagnia umana: lì mi manca soprattutto la gioia esplosiva del mio cane, ma andrebbe bene anche il cane di qualcun altro, se solo ne esistesse uno che si fa prestare a un’estranea senza patire ansie abbandoniche.
La solitudine contemplativa non dà soddisfazione, altrimenti non correremmo tutti a fotografare ogni cosa per poterla condividere con chi non c’è. Fotografare quello che ci piace, anziché godercelo e basta, è un modo di posporre il piacere per quando potremo condividerlo con qualcuno. A me la condivisione piace (anche quella molto relativa delle immagini pubblicate sui social) e non ci vedo solo narcisismo ed esibizionismo, come sostengono alcuni censori. Un tempo, c’erano gli acquarellisti: condividevano non solo riportando a casa i paesaggi che avevano ritratto, ma anche in contemporanea con gli sconosciuti che si fermavano a guardarli all’opera.
Il vino possiamo paragonarlo alla passeggiata in un paesaggio, anche perché di fatto lo è. Quando bevete una bottiglia di barolo riuscite a non pensare alle colline brumose delle Langhe? Con un bianco della costiera amalfitana non vi si riempiono gli occhi di quelle rocce terrazzate, che a un certo punto precipitano nel mare? E se sull’etichetta c’è scritto che un vino proviene da vigneti di Capalbio, non intravedete, attraverso il suo color rubino, il tipico paesaggio sinuoso della Maremma, che poi digrada verso una lunga spiaggia sabbiosa? Ecco, il piacere del vino viene spontaneo condividerlo perché è un sapore ma anche un luogo, è un gusto concreto ma anche una percezione che sfuma nel ricordo, proprio come un paesaggio quando lo lasciate.