Onestà! Questa la promessa di apartamento, corposa rivista indipendente di interior design. Oggetto di piccolo ma ramificato culto, al punto che a Berlino, a Barcellona, a New York (al Village), con i numeri appena usciti ci tappezzano le vetrine. Il semestrale, fondato da Omar Sosa, Marco Velardi, Nacho Alegre e Albert Folch (che poi ha poi lasciato), ha ormai 15 anni. Il fascino sta nell’opposizione al patinato, all’effetto showroom, all’artefatto. L’idea di fondo è lo snobismo dall’antisnobismo. Va da sé che non esista versione digitale e sia stampato sulla carta opaca dei romanzi. Oggetto di apartamento sono interni abitati, costruiti nel tempo, stratificati. Sono le tane di creativi d’ogni sorta, tipi col pigiamone e la tazzona in mano o con l’abito da lavoro che si raccontano in lunghe interviste. È la Paris Review degli interni, secondo l’idea per nulla balzana che ogni persona assomiglia alla sua casa, in una specie di teoria lombrosiana dell’arredamento.
Il numero 32 di apartamento è ghiottissimo. Si parte con alcuni pezzi di scrittura, tra cui il diario da una prigione libanese, senza immagini, del fotografo e artista tunisino ebreo Rafram Chaddad. Segue il piatto forte, ossia le interviste a persone a noi in genere sconosciute ma brave in qualcosa di creativo. E qui finalmente le immagini che bramavamo, ossia gli interni. Da quelli scenograficamente allestiti, come nella casa della filmaker canadese Marianna Rothen sulle “Jewish Alps” nelle Catskill Mountains, fino a Riverside, California, dove abita il visual artist John Divola: il salotto con cuccia del cane, il garage dove lavora e dove c’è l’archivio delle pellicole e poi le sue fotografie di case artisticamente distrutte, di finestre proiettate sull’oceano, di baracche nel deserto.
A New York, in un coloratissimo e giocoso appartamento, abita la scrittrice e video artista nigeriana Akwaeke Emezi. Nell’intervista si parla di tutto, anche della sua isterectomia, del non attaccamento alla famiglia, dell’incarnazione.
Non manca un designer parigino fighetto, ex protégé di Lagerfeld. Vincent Darré, bello ed elegante in doppiopetto seersucker: casa da mal di testa, stipata di oggetti, colori, pattern, damaschi.
Tutta da leggere e vedere l’intervista dell’anziana Nona Gaprindashvili nel suo appartamento di Tiblisi. Per anni campionessa del mondo di scacchi e prima donna a ottenere il titolo di Maestro assoluto, ha ispirato la serie La regina degli scacchi: gagliardetti, cimeli, ritratti, scacchiere, inclusa una maglia 10 di Messi.
In bianco e nero su fondo lilla c’è il cottage-grotta del ceramista cinese Wayne Ngan che abita con la famiglia in un isolotto della frastagliata west coast canadese, isolati dal mondo perché lui possa concentrarsi sulla sua arte. Notevole la casa di Los Angeles del mitico Tom of Finland. All’ingresso un’insegna tex-mex avverte: “Pleasure Park”. Tom è morto nel ’91 e l’intervista, corredata da foto d’epoca, è al vecchio Durk Dehner, suo ex convivente, agente, mentore musa.
Non manca qualcosa di patinato, nel senso della carta: l’inserto centrale con foto d’epoca di un celebre bungalow puristicamente spoglio, “House with an Earthen Floor”, 49 metri quadri realizzati nel ‘63 sul monte Asama da Kazuo Karuizawa.