di Giovanni Grasso, regia Piero Maccarinelli
con Franco Branciaroli, Graziano Piazza, Viola Graziosi, Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Andrea Bonella
produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, Il Parioli
Note alla riduzione teatrale del romanzo di Giovanni Grasso.
Due sono i temi che danno al testo di Giovanni Grasso il vigore del collegamento con l’attualità. Anzitutto, l’eterno antisemitismo che a fasi cicliche si riaccende e, di conseguenza, la necessità di continuare a raccontare come si arrivò all’Olocausto mostrando alle nuove generazioni le conseguenze del razzismo. In particolare, il lavoro di Grasso parla di paure tuttora diffuse persino nella nostra Europa. Basti pensare alle teorie sull’inquinamento razziale di Orbán, il primo ministro ungherese. Va aggiunto che l’argomento delle persecuzioni razziali oltre a essere perfettamente nel dibattito del nostro tempo, è collegato al tema del fascismo, del nazismo, dei totalitarismi che sfruttano le paure create nella popolazione per mettere in moto i peggiori risentimenti dei singoli cittadini: ecco allora l’eterno scatenarsi del meccanismo della delazione, che accompagna tutte le dittature, come nel Kaufmann, come in tanti romanzi di successo (da Ognuno muore solo di Hans Fallada a Il quinto angolo di Izrail’ Metter), e come ancor oggi nella Russia di Putin.
Va inoltre ricordato che proprio per l’attualità di questi temi, il totalitarismo, la delazione, il razzismo e l’antisemitismo, nel mondo editoriale i libri che hanno nel titolo le parole “Hitler”, “Mussolini”, “nazismo”, “fascismo” contano regolarmente su vendite maggiorate. Il pubblico dei lettori continua a provare interesse, curiosità, desiderio di saperne di più. La grande storia e Passato e presente, programmi RAI condotti da Paolo Mieli, ogni volta che propongono puntate su Mussolini e il fascismo e soprattutto sull’Olocausto, il nazismo, Hitler, le persecuzioni razziali ottengono i picchi di ascolto di stagione, anche se spesso si tratta di repliche.
L’altro tema portante del Kaufmann di Grasso riguarda quella particolare zona franca in cui si possono creare dei rapporti di scambio intellettuale tra un uomo anziano e una giovane. In questo caso la relazione è totalmente asessuata, benché non manchino i margini di ambiguità. Il desiderio a tratti è presente, forse solo in Kaufmann, forse anche in Irene, e in noi rimane un margine di dubbio su quello che avrebbe potuto succedere se entrambi non si fossero censurati. Questo genere di relazione, tra pigmalioni e giovani discepoli, ha come correlato la produzione di pettegolezzi, maldicenze, risatine, insinuazioni eppure è parte integrante del nostro immaginario e delle nostre vite. Persino il losco Humbert Humbert, protagonista di Lolita, nella sua viscida attività di corruttore aspira a essere il pigmalione dell’adolescente che gli fa rivivere emozioni sopite. Kaufmann e Irene non oltrepassano nessun limite, anche se l’età della ragazza lo consentirebbe. Tuttavia, il desiderio aleggia sul loro scambio, su di lei che offre giovinezza e apertura alla vita, su di lui che offre aiuto concreto e saggezza. Se Kaufmann non fosse stato ebreo, avrebbero potuto oltrepassare il limite delle convenzioni, scatenando solo banali pettegolezzi. Invece la questione della razza rende drammaticamente sconvenienti, addirittura mortali le illazioni e le fantasie di chi li scruta pieno di invidia e risentimento sociale.
Oggi la censura, è tornata di moda, è al centro del dibattito corrente. Non quella clericale, dei totalitarismi o del perbenismo borghese, bensì una nuova forma di stampo opposto. La censura che vuole proteggere la sensibilità delle minoranze e dei portatori di ogni forma di diversità, del corpo, del colore della pelle, del genere, dell’età. Ai nostri giorni, la vicenda esistenziale di Kaufmann e di Irene sarebbe soggetta a nuove forme di censura?