Camilla Baresani
Autore: Aristofane
Titolo: Lisistrata
Editore: BUR - Corriere della Sera
Anno di pubblicazione: 2012
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Sommario

ARISTOFANE – Lisistrata

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Un tempo, ai liceali venivano nascosti i dettagli sessuali intrecciati alle pieghe della Storia. Coi greci toccava fare acrobazie: Achille, Platone, Saffo… non c’era personaggio vero, mitologico o letterario che non creasse imbarazzi agli insegnanti. Quando il programma arrivava al commediografo Aristofane, i professori, addestrati a fornire descrizioni elusive che mettessero al riparo i loro allievi dalla concretezza umana del pensiero poetico e filosofico, raccomandavano la lettura di Nuvole, Uccelli, Rane e tralasciavano di citare Lisistrata. Ma ci pensava l’attualità a metterla sotto il naso degli studenti, dal momento che la commedia era diventata il cavallo di battaglia di movimenti femministi e pacifisti del XX secolo. Infatti Lisistrata (il cui nome significa “colei che distrugge gli eserciti”) è una sorta di Beppe Grillo al femminile: cavalca l’antipolitica, arringa le concittadine ateniesi, convoca le rappresentanti delle altre città in guerra – una spartana, una corinzia e una beota – e indice uno sciopero sessuale che riduca gli uomini ad accettare le condizioni delle mogli: la guerra del Peloponneso, che sta distruggendo l’Ellade, deve cessare. Gli uomini devono tornare a casa, smettere di scannarsi e riprendere a occuparsi della polis e della famiglia. Solo quando verrà proclamata la pace le donne torneranno a concedersi ai mariti. Le manifestanti, asserragliate nell’Acropoli, si impadroniscono del tesoro custodito nel tempio di Atena, utilizzato per foraggiare la guerra del Peloponneso. Lisistrata imbonisce, spiega, fomenta: se le donne sono in grado di governare e amministrare la propria casa, lo sono anche di amministrare i beni pubblici, e meglio di quanto abbiano fatto sinora gli uomini. Alcune delle occupanti, sopraffatte dal desiderio sessuale, sono lì lì per cedere, ma Lisistrata riesce a ricondurle alla ragione. Nel frattempo da Sparta arrivano notizie tragiche sulla condotta della guerra. E lo sciopero sessuale raggiunge infine il suo scopo: gli uomini, allo stremo, non tanto per le sofferenze della guerra quanto per il pulsante desiderio erotico, si arrendono. La pace viene proclamata e i combattenti tornano a casa e soprattutto a letto.
Naturalmente Aristofane non era un femminista, né poteva esserlo. Le sue donne sono eroine grottesche, create per provocare e stimolare l’amor proprio dei maschi. Credere nella parità dei diritti, se non nella superiorità femminile, non era certo un’istanza del V secolo a. C. Aristofane era piuttosto un innamorato profondamente deluso: la sua amata Atene correva verso un destino rovinoso, e la vis comica e polemica al centro delle sue celebri commedie nasceva dalla passione civile e dalla frustrazione per l’andamento della vita civile. Il passato è mitico, da rimpiangere, e il presente è drammatico: tanto vale vederlo e rappresentarlo come una buffonata, per non illividirsi e soffrire troppo.