Camilla Baresani
Autore: Romain Gary
Titolo: La notte sarà calma
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: € 12,50

Sommario

ROMAIN GARY – La notte sarà calma

- Sette - Corriere della Sera - Recensioni

Romain Gary, l’uomo che insegnava ad amare le donne

“Io mi sono formato sotto lo sguardo d’amore di una donna. E così ho amato le donne. Non troppo, perché non le si può mai amare abbastanza. Del resto è risaputo: per tutta la vita sono andato alla ricerca della femminilità. Senza quella, l’uomo non esiste”. Se non conoscete il nome dell’autore di queste considerazioni autobiografiche, memorizzatelo: Romain Gary. Nato nel 1914 a Vilnius, emigrato a Nizza, dove arrivò tredicenne con la madre ebrea (“allora, nel Midi, ero l’equivalente di un algerino di oggi”), aviere ed eroe della seconda guerra mondiale decorato con la Legion d’Onore, gaullista di ferro, brillante diplomatico, marito della incantevole diva Jean Seberg. E non è finita: giornalista, sceneggiatore, regista, ma soprattutto scrittore. Grande scrittore, carico di successi, di frustrazioni, di premi. Esce ora, in Italia, una sua autobiografia scritta nel 1974, quando Gary era un fascinoso cinquantanovenne, costruita in forma di intervista fittizia (sue sono sia le domande sia le risposte): La notte sarà calma è la storia fenomenale di un uomo che, da Parigi a Sofia, da Berna a Hollywood ha visto e viaggiato con l’intensità di dieci vite, ha incontrato buona parte dei personaggi più celebri di quegli anni (attori, produttori, uomini politici), e per tutti ha un ricordo, un aneddoto, una scenetta. Senza dimenticare le tante persone comuni, anonime, pure raccontate ognuna con un dettaglio vivido o un ricordo interessante. In questo catalogo di idee e personaggi, tutto ruota costantemente intorno al mondo femminile (“Nella mia vita ho conosciuto così tante donne che, posso dire, sono sempre stato solo. Troppe, infatti, significa nessuna”). Di uomini che hanno amato le donne con l’intensità di Romain Gary non se ne incontrano molti, e, quando capita l’occasione, anche solo attraverso le pagine di un libro, viene voglia di sezionarli, di aprirli e guardare cosa c’è dentro. Si vuole capire la ricetta del fascino che esercitano sulle donne, sperando di avere l’occasione di incontrarne uno simile, almeno una volta nella vita.

Cominciamo dagli infortuni. Ammettere debolezze, gaffe, inciampi è un elemento di fascino. Soprattutto quando a farlo è un uomo tutt’altro che maldestro, e famoso per le sue conquiste. Nel dopoguerra, diplomatico in Bulgaria, Gary finisce a letto con una ragazza: “Quel giorno non ero proprio al massimo della forma. Mi mancava l’ispirazione”. Poco dopo, per strada, lo avvicinano “due sgherri della milizia” che gli dicono di avere qualcosa da mostrargli. “Ero penoso, davvero penoso. Senza parlare, poi, dell’angolazione da cui quei maiali avevano scattato le foto: davvero si faceva fatica a… scorgerlo. Che umiliazione! Avevo trent’anni, era la mia prima sede diplomatica, rappresentavo la Francia e c’era una reputazione millenaria da difendere. Giovanna D’Arco, Cartesio, Pascal e tutto il resto… Davvero una figura di merda. Eppure era una ragazza carina, una bionda di classe, aristocratica, che mi aveva parlato d’amore con tanta enfasi che doveva davvero essere innamorata di qualcuno, di qualcun altro intendo, forse della famiglia che stava cercando di salvare”.
Proprio così: l’uomo che ama le donne non le disprezza mai. Nemmeno quando lo usano e lo tradiscono. In questo caso, Gary si trova in un paese dove “le persone scomparivano e non se ne sentiva più parlare” , “dove si poteva incontrare gente che da lì a poco poteva essere impiccata o lasciata marcire in galera”. L’amore ai tempi del comunismo funzionava così: per salvare qualcuno dovevi tradire qualcun altro.

Romain Gary desiderava fare l’amore con tutte le donne di bell’aspetto che incontrava, e gran parte delle volte dev’essergli riuscito. Ma non gli andava di venire incasellato nella volgare categoria dei seduttori. Sentite cosa s’inventa per idealizzare i propri istinti: “Fin dall’infanzia sono stato circondato dalla dolcezza, e questo fa sì che abbia un costante bisogno di femminilità… È vero, si tratta di una cosa che mi ha giocato qualche scherzo, perché, insomma, le donne sono ovunque, e allora, alle volte, c’è di che perdere la testa. Ma un uomo che non possieda una parte di femminilità – se non altro come stato di mancanza, di aspirazione a – equivale a una mezza porzione. La prima cosa che viene in mente, quando si pronuncia la parola civiltà, è una sorta di dolcezza, una certa tenerezza materna…”.

Legittimata, idealizzandola, questa attitudine alle donne, Gary precisa di non essere un donnaiolo. Detesta, anzi, la figura del seduttore, del dongiovanni, del conquistatore. “Un ‘donnaiolo’ è merda, un poveraccio spaventoso, misogino per giunta, perché non puoi amare le donne e renderle merce. C’è sempre un’idea di rarità nel valore. Tutta l’idea delle ‘conquiste femminili’ è retrograda , reazionaria… se ci fosse il minimo rispetto della femminilità, la sessualità verrebbe accettata come uno scambio tra pari, senza ‘preda’ e senza ‘predatore’. Il dongiovannismo non è mai stato che una forma di impotenza, il bisogno da parte di un uomo di eccitarsi con il cambiamento. Il vero ‘grande amatore’ è il signore che fa l’amore con la stessa donna tutti i giorni per trent’anni. Mentre è evidente che Don Giovanni è stato il primo grande consumatore, accompagnato dalle prime grandi campagne pubblicitarie”.

Lo scambio sessuale non predatorio, tra pari, è dunque la base di una sana vita amorosa. Ma all’uomo che ama le donne a volte bastano dei sentori, come a un sommelier. Non è detto che debba trangugiare sino in fondo ogni bicchiere. Dopo un incarico diplomatico a Berna, “uno di quei posti dove tutto si svolge sempre altrove”, prima di passare al nuovo incarico alle Nazioni Unite a New York, Gary si riposa qualche giorno all’Hôtel des Théâtres a Parigi, “frequentato all’epoca dalle indossatrici più belle del mondo”. “L’hotel aveva un ascensore minuscolo e quando ti capitava la fortuna di prenderlo con una di queste dee, salivi in paradiso. Sfortunatamente in albergo c’era anche il famoso marchese di Portago (che tempo dopo è morto nella Ventiquattr’ore di Le Mans). Aveva delle macchine pazzesche e io non avevo che l’ascensore… Nelle camere succedevano cose meravigliose, che osavo appena immaginare, per moralità e mancanza di esperienza. Avevo diritto solo a qualche occhiata, quando talvolta una di queste creature extraterrestri sbagliava camera. La porta si apriva, lei appariva, bisognava fare in fretta, solo con il naso, fiutare qualche soffio di paradiso e poi la porta si richiudeva. Erano delle visioni, avevo delle apparizioni, nel senso mistico del termine”.

Quando divorzia, l’uomo che ama le donne, continua a venerare la sua ex. “Con Jean Seberg siamo stati felici per nove anni e la cosa incominciava a sfasciarsi, a logorarsi, a perdere ispirazione. Era meglio salvare il passato, il ricordo di nove anni felici, che tentare di rabberciare le cose e tirare a campare. Così abbiamo divorziato. È stato un divorzio perfettamente riuscito e, siccome avevo venticinque anni più di Jean, in maniera del tutto naturale lei è passata dal ruolo di moglie a quello di figlia. E dal momento che non ho mai avuto figlie femmine, non è affatto male”.

Infine, un gesto di sublime romanticismo, che candida Romain Gary al ruolo di scrittore più amato dalle donne (e qui si parla di lettrici). Trent’anni dopo un grande amore (“Era l’unica donna che poteva permettersi di vestire di grigio dalla testa ai piedi senza sembrare in gramaglie, per via dei suoi occhi grigi, come il mantello dei persiani”), Gary scopre che la sua ex è malata e vive a Bruxelles, in un ospedale. Prende un aereo da Los Angeles, dov’è rappresentante diplomatico, ma poi torna indietro, senza incontrarla. “Era come rubare il nostro passato. Ci teneva a rimanere bella, ne sono certo. Così non sono andato a trovarla. Ed è rimasta bella. La più bella”.

Romain Gary, La notte sarà calma. Editore Neri Pozza