Con la sua splendida carta marezzata come spuma delle onde,potete lasciare in salotto Quando un piatto fa storia e tutti lo prenderanno in mano per sfogliarlo. I curatori tentano con la cucina quello che Harold Bloom fece con i classici della letteratura. Il celebre critico fissò Il canone occidentale; qui, più prosaicamente, ci si dedica a selezionare 240 caposaldi della cucina mondiale. L’esperimento è divertente perché si presta a infinite contestazioni. I disegni dei piatti sono eleganti (siamo ormai saturi di cibo fotografato) e ne esce una storia anche sociologica di ristoranti e cuochi e mode. Se poi vi venisse voglia di cucinare il branzino al caviale di Jacques Pic (1971), o il club sandwich del Sartoga club house (1894), oppure il riso, oro e zafferano di Gualtiero Marchesi (1981), in appendice trovate le ricette. Accostiamo questo bel volume a un pregevole vino franco, proveniente da una pianta “franca di piede”, non innestata su vite americana resistente ai parassiti. I vigneti franchi sono rari superstiti sopravvissuti all’epidemia di filossera di fine ‘800, di solito in zone dalla forte escursione termica. Il valdaostano Blanc de Morgex et de la Salle Vendemmia Tardiva Chaudelune è fatto di Prié blanc in purezza. Acini gelati, vendemmiati in quota in pieno inverno, che producono un vino intenso, speziato, fresco e dal sapore persistente.
L’innalzamento delle temperature fa sì che i vini più naturali siano ormai quelli prodotti oltre i mille metri: l’aumento dell’acidità diminuisce il bisogno di trattamenti sul filare. Il secondo vino che vi consigliamo è prodotto da uve Areni cresciute oltre i 1400 metri, sulle pendici del monte Ararat. Il Karasì (è un piede franco), affinato in anfore di terracotta, è un rosso dal vibrante color rubino, sapido, speziato e anche terroso. Lo sorseggiamo leggendo un classico della letteratura di viaggio, appena pubblicato in italiano. Patrick Leigh Fermor aveva un motto: solvitur ambulando, camminando ogni problema si risolve. I suoi libri affascinanti ci permettono di camminare con lui e vedere ciò che il turismo, “la più pericolosa invasione dai tempi di Serse”, ha cancellato. Rumelia percorre la Grecia continentale del nord, negli anni ‘50. Le meteore, i villaggi sperduti, le cerimonie dei nomadi con succose digressioni storiche, mitologiche, etnografiche.