È noto che Trip Advisor, il portale di recensioni scritte da clienti di alberghi e ristoranti, è affidabile solo di rado: viene utilizzato anche per beffe (creare locali che non esistono e farci convenire lettori creduloni); per aumentarsi slealmente il voto (comprando recensioni positive o arruolando parenti per scrivere note elogiative della propria attività); per distruggere un concorrente. Quest’ultima evenienza dev’essere capitata a Zà Mariuccia di Maratea. Una scarica di recensioni negative, giorno dopo giorno, tutte però scritte in italiano corretto (rarissimo) e con critiche simili tra loro. Che dietro le invettive-fotocopia ci sia un concorrente nemico o un singolo cliente deluso e vendicativo? Eccoci dunque a restituire l’onore di questo locale, affacciato su uno dei più deliziosi porticcioli del Tirreno, e condotto dagli eredi di Zà Mariuccia, cui il conte Rivetti – nume tutelare del luogo – chiese di aprire un punto di ristoro per i suoi amici croceristi (da Gianni Agnelli ad Ava Gardner a Faruk). Pur passati irrimediabilmente quegli anni fastosi, il ristorante resta del tutto consigliabile. Vi si gustano piatti d’invenzione, come i fagottini di sfoglia con impasto di limone di Amalfi, zafferano e miele di castagno, ripieni di caprino dei pascoli locali e con sauté di vongole; piatti rivisitati, come il “pacchero estremo” con ragù di scorfano, pomodorini e peperoni cruschi di Senise, ispirato alla tradizione marateota dei peperoni dolci con pesce e all’omonimo romanzo di Gaetano Cappelli; e la fragrante e leggerissima frittura di paranza, oppure il tradizionale polipo murato, cotto a pressione tra due tegami di terracotta.
Per tre portate il conto è sui 40/45 euro.