La Piazza della Prefettura è appena stata “riqualificata” su progetto di Gae Aulenti. Le scale mobili, che si arrampicano lungo la dorsale della città, sono le più lunghe d’Europa. Ma per la moltitudine di lettori dei romanzi di Gaetano Cappelli, Potenza è un luogo dell’anima, non solo letterario. È l’emblema della periferia che sta dentro di noi, provinciali a caccia di un sogno nelle capitali del mondo, tra fallimenti e fortune temporanee. Se ci andate, non potete prescindere dal Grande Albergo. Costruito in cima al centro storico, nel ’58, è stato un segno della modernità in breve trasformatosi in quello della tradizione: è subito divenuto il luogo degli appuntamenti della buona borghesia locale. Nella sala del ristorante Bacco ci sono stati pranzi di famiglia, feste di laurea, colazioni di lavoro, primi appuntamenti galanti, nonché incontri dei club esclusivi della città. Nei suoi romanzi, Gaetano Cappelli li ha raccontati come John Updike fece per quelli analoghi della provincia americana.
Nel 2007, Potenza divenne la sede di Vallettopoli, inchiesta che rese celebre il magistrato John Woodcock. “Certe sere,” ricorda Cappelli, “sorseggiando il tuo aglianico nella sala del Bacco, alzavi lo sguardo dagli strascinati ai peperoni cruschi e, tra giornalisti disillusi, teste coronate, Cavalieri di San Maurizio in scuri abiti su misura, press agent e inquisite belle e fatali, ti sembrava di essere sul set di un film hollywoodiano.” Ma anche oggi, finiti i fasti dell’epoca Woodcock è possibile farvi incontri singolari: “Al Bacco capita chiunque passi per Potenza: petrolieri in visita ai loro pozzi (intorno alla città ci sono i più importanti giacimenti d’Europa), attrici, pittori e archistar, musicisti e scrittori in tournée nel Sud profondo e quindi abbastanza avviliti per essere in vena di socializzare; ed eleganti, fatali donne in attesa dei loro amanti misteriosi, da quando un noto quotidiano ha descritto la città come crocevia di spie”. Imperdibile ristorante! Vi si gusta una cucina tradizionale, locale, con una selezione di prodotti delle migliori aziende lucane e modalità innovative di esecuzione delle ricette. Oltre alle squisite “manate di vaglio” (una pasta artigianale) con baccalà e pomodorini infornati, il menu invernale offre passatina di ceci neri di San Martino con cicoria campestre e pappardelle di farina di castagne con funghi cardoncelli. Per non dire del lonzino di maiale all’aglianico con verdure di campo e ficotto (glassa di fichi appassiti), della tagliata di vitello podolico con caciocavallo e rucola, dello spezzato di agnello con uovo, cipolla e pecorino. Tutto da provare.