Siete a Capri. Avete visitato villa Jovis, villa Lysis, villa San Michele, villa Malaparte, e la Certosa, con le cupe tele materiche del simbolista Diefenbach. Vi siete inerpicati come capre – senza usare la comoda seggiovia – sin sul monte Solaro. Lì vi siete interrogati sui guasti morali e i fasti architettonici del turismo sessuale novecentesco. Ormai è fatta: è arrivato il momento del riscatto puramente edonistico. A piedi, in taxi, col bus o con la barca, magari poco prima del tramonto, raggiungete il ristorante Il Riccio, sospeso nella roccia poco sopra la Grotta Azzurra. Un paradiso artificiale nel senso concreto del termine, cioè un luogo già splendido in sé e trasformato nel migliore dei mondi possibili dall’intervento dell’uomo. A Ibiza avranno anche provato a costruire locali incentrati sul godimento del tramonto, ma nessuno è lontanamente comparabile allo charme e alla posizione del Riccio di Anacapri: un lungo bancone-parapetto sul mare, dove, seduti su uno sgabello come al bar, dialogherete col paesaggio anziché col barista e lo sfondo di bottiglie. Di fronte a voi, il golfo di Napoli, Procida, Ischia e Ventotene. Potete mangiare lì, nella zona delle cabine e dei lettini, appollaiati al bancone color turchese, sentendovi un omino di Magritte al cospetto dell’infinito. Oppure scendere al terrazzamento sottostante, dove cisono una bellissima cucina a vista e la saletta-dispensa con parata di dolci e prodotti locali. Ovunque pareti rivestite di maioliche di Vietri e specchiere che rimandano il panorama moltiplicandolo. Più in basso, nicchie terrazzate dove stendersi al sole, tra la vegetazione spontanea, ora fioritissima, che tappezza le rocce. Persino la toilette delle signore è spettacolare, con il lavabo fronte mare, per cui potreste lavarvi le mani per mezz’ora, distratte dalla vista. Ma arriviamo al cibo. Cucina di piatti riconoscibili (non avrete bisogno di spiegazioni né interpretazioni) e ben eseguiti, priva delle cadute tipiche dei locali per turisti – anche quelli di lusso (troppo unto, troppo cotto, troppo salato, troppo finto). In particolare abbiamo apprezzato il polpo alla griglia con fagiolini e patate, profumato di finocchietto selvatico; la frittella ripiena di melanzana e provola affumicata; la pasta coi ricci con pane grattugiato fritto; il rombo in crosta di pane, dalla cottura perfetta. Ma se volete festeggiarvi, già che siete arrivati fino a uno dei posti innegabilmente più belli del mondo, cogliete le suggestioni di ostriche, aragoste, scampi… e auguri!