Se c’è una cosa che non conosce crisi, sono i matrimoni. Almeno secondo Rosanna Marziale, bella, giovane, non sposata, e soprattutto superchef del ristorante Le Colonne di Caserta, a due passi dalla Reggia. Spieghiamoci meglio: oltre al ristorante in città, la famiglia Marziale possiede un ristorante in campagna, il San Bartolomeo, che vive soprattutto di banchetti nuziali, settore che procede a gonfie vele. Tutto è in crisi, dall’economia agli affetti, ma sulla promessa di fedeltà reciproca ed eterna non si fanno sconti, e la si celebra mangiando a quattro palmenti. Ma qui, come potete immaginare, non ci interessa darvi consigli per il pranzo di nozze, bensì parlarvi di pasti più intimi, a tu per tu con le migliori declinazioni della cucina italiana. Partiamo dalla prenotazione del tavolo a Le Colonne: il messaggio d’attesa del telefono, anziché proporre note musicali serve note gastronomiche, recitando il menu: una trovata brillante che scatena la golosità. “Sfera bianca con ripieno rosso”: mozzarella sciolta farcita ai peperoni, rimozzata e servita a 40°. “Palla di mozzarella”: mozzarella sciolta farcita con taglierini al basilico, rimozzata, impanata e fritta. E poi “crudo di bufalo, calamari e citronette d’arancia”; “filetto di bufala, crema di ricotta e stracotto”… Avete capito bene: se il cuoco della regina Elisabetta si esercita su pernici, fagiani e lepri della tenuta reale di Sandringham, Rosanna è una fantasista di bufale e bufali della piana di Caserta. Vedendo cosa riesce a combinare con la loro carne e il loro latte, non crederete ai vostri occhi. Però crederete al vostro palato, poiché il sapore che risulta del suo lavoro porta a una nettezza di sapori sbalorditiva. Non perdete per nessuna ragione la “pizza al contrario”, col cornicione fatto di mozzarella che sguscia nell’attrito coi denti con un rumore di polpastrelli che scivolano sui vetri, mentre all’interno sgranocchiate i crostini di pane cafone, condito con salsa di basilico e pomodori san marzano dal sapore eccezionalmente intenso. Un piatto che sicuramente non dimenticherete, come invece capita con tante creazioni astruse della cucina contemporanea.
Un’avvertenza: per il nostro gusto l’estetica del locale non è granché. Gli interni non sono sofisticati quanto la cucina proposta, la carta dei vini e l’impeccabile servizio. L’aspetto ha quelle note di “kitsch dell’intensità” (così il critico letterario Filippo La Porta ha definito uno dei generi narrativi di maggior successo), che spingono a guardare esclusivamente nel piatto e concentrarsi sul proprio commensale, se c’è.