Frittata coi cipollotti, ciccioli, sorbir d’agnoli, salame all’aglio, lumache, schiacciatine, piedino lesso di maiale, parmigiano stravecchio, culatello, sbrisolona… Insomma, campagna mantovana, anzi Quistello, paesino non lontano dall’autostrada e tuttavia sperduto nei campi, nei canali irrigui, negli allevamenti di capponi, di vacche e di maiali, nel granoturco e nelle zucche. E a Quistello, L’Ambasciata, storica primadonna dei grandi ristoranti italiani, locale tra i più allegramente fastosi che vi capiterà mai di vedere, totalmente dedito alla conservazione dei valori culinari della sontuosa tradizione gonzaghesca e di quella popolare e campagnola. La parola innovazione non è di casa all’Ambasciata, dove si cucina al meglio della vecchia maniera con il meglio dei prodotti del territorio, che è particolarmente ricco. Per proseguire l’elenco iniziale: trippa alla mantovana, tortello di zucca, brodo di cappone e coda di bue, anatra muta arrosto con ciliegie e patate, lumache in umido con polenta, guancialino di maiale, zabaione soffice e spumoso… La sala è forse quella che preferisco al mondo: sembra l’abitazione di un vecchio zio scriteriato riempitosi di debiti a furia di collezionare porcellane, argenti, cornici, tappeti, libri; il tutto in un ampio emiciclo, con otto tavoli di fronte alla lunga vetrata che separa la cucina-acquario, circondati da vasi e zuppiere ricolmi dei più strepitosi mazzi di fiori che possiate immaginare. Fuori, sulla destra c’è l’argine del Secchia, sulla sinistra il paesino di soli 5000 abitanti. Però… però il terremoto ha colpito duramente Quistello. Il centro è stato zona rossa fino a pochi giorni fa. L’Ambasciata è salva, per via della struttura di cemento armato, ma la cantina ha subito gravi danni: sono andate perse 5000 bottiglie. “Piemonte e Toscana sono volati via, e quasi tutta la Francia”, dice Carlo Tamani, sommelier e patron assieme al fratello Romano, chef. “Sono momenti che non capisci se sei deficiente o ubriaco,” dice Romano alludendo alla prima delle tre scosse sussultorie, che lo ha colto all’alba mentre dormiva nel suo appartamento sopra il ristorante. I Tamani hanno sempre dato al loro locale un’atmosfera calorosa e divertita, molto lontana dal tono ingessato di tanti ristoranti di pari allure. Andate a trovarli e non ve ne pentirete. C’è il menu “per gli amanti della pasta” e quello con i piatti “della più eletta tradizione del Ducato di Mantova e del Vicariato di Quistello”. Si spendevano in media 80/130 euro, ma ora c’è un menu da tre portate a 50 euro: un prezzo da trattoria, ma che offre molto, molto di più. Quanto ai vini… rimangono 2000 bottiglie, e non mancherà mai il lambrusco di selezione Ambasciata.