Camilla Baresani
Indirizzo: Via Porto Innocenziano 19, 00042, Anzio
Telefono: 069844079
Sito web:
Prezzi: €25

Sommario

Anzio (RM) – Ristorante Romolo

- Il Sole 24 Ore - Domenica - Lazio Ristoranti
“I romantici non mangiano, i realisti mangiano e descrivono con misura e parsimonia, i veristi mangiano cibo rustico e regionale, e soffrono nel procurarlo, nel pagarlo, nel consumarlo, i decadenti mangiano poco e molto raffinato, tè, champagne, ostriche, dolcetti”. Lo scrive Maria Grazia Accorsi in Personaggi letterari a tavola e in cucina (Sellerio). Quando qualche storico della letteratura si occuperà della nostra epoca– che magari in futuro si chiamerà Globalismo, data l’importanza assunta da autori di parti del mondo cui prima non si attribuiva dignità letteraria – constaterà che i globalisti mangiano molto, senza sosta, di tutto, e non fanno che parlarne. Il cibo – cattivo, avariato, grasso, raffinatissimo, creativo, estetico, dietetico, tossico – è al centro di infiniti romanzi, film, serial, installazioni, nonché, nel loro piccolo, di questi miei racconti ristorantizi.
Poche sere fa, ho cenato da Romolo, un ristorante sul porto di Anzio (Porto Innocenziano, bell’indirizzo carico di storia e di grandiosi progetti pubblici). Era un venerdì sera, la veranda e lo stanzone interno erano affollatissimi. Ragazzini si rincorrevano tra i tavoli, un bebé si sgolava, una coppia di culturisti si ingozzava con un gran guizzar di muscoli tatuati, un tavolo di maschi d’aspetto nordico – biondastri, slavati – gozzovigliava a suon di pesci fritti, birre e risate. E poi intere famiglie un po’ in carne, fidanzatini che si sbaciucchiavano tra un boccone e l’altro, distinte coppie di anziani visibilmente annoiati dal partner istituzionale e forse anche da sé, gagà alle prese con telefonate e sms. Insomma, il tipico spaccato da solida trattoria italiana. Alcuni amici mi avevano parlato della rivalità tra questo ristorante, prediletto da Fini e perciò etichettato come “di destra”, e il dirimpettaio Lo Sbarco, frequentato dall’editore Caracciolo e perciò “di sinistra”. Il tutto con contorno di diffide al critico Edoardo Raspelli che, da curatore della guida dell’Espresso, aveva osato parlar meglio di Romolo che dello Sbarco. Va detto che un po’ di tifo tiene alto l’interesse, e il tifo mangereccio lo preferiamo a quello infernale e molesto del calcio. Da parte mia mi unisco al coro dei tifosi di Romolo. Immaginate il divertimento di vedervi servire una serie di squisiti antipasti fatta di merluzzetto fritto con salsa di cipolle e alici; gamberi rossi fritti con salsa di peperoni delicatissima, acciughe fritte (i fritti sono a base di farina e uova, dunque un po’ gonfi, dorati e morbidi); tortino di patate con primo-sale siciliano, ombrine e olio al basilico; polpo con radicchio rosso; sogliolette con puré di pistacchi di Bronte e olio ai capperi; scampi con scorze d’arancia candite; gambero rosso con melone; calamaretti con origano selvatico; involtino di melanzane con ombrine e mandorle di Pantelleria; palamito con cuscus; scampi crudi; tracina con mela annurca; merluzzo con spezie e merluzzo crudo con olive; gambero rosso con finocchi; tartare di palamito. Per finire in gloria con un brodetto di pesce solo un po’ troppo salato e spaghetti con scampi, calamaretti e bottarga. Il cuoco-sommelier-proprietario, Walter Regolanti, ha fatto stage con chef arcinoti, ma è rimasto attaccato al suo porto e alla sua tradizione, ben coniugando localismo e raffinatezze d’alta cucina. Con un ottimoTrebbiano biologico Pepe da 25 euro, il conto non supera i 70. Va detto che per saziare un mangione l’antipasto è più che sufficiente.