“Not in my backyard”, non nel mio cortile, è l’espressione idiomatica inglese per definire chi, conquistato un suo pur piccolo spazio vitale, combatte perché non gli costruiscano “addosso” binari dell’Alta Velocità, autostrade, termovalorizzatori, discariche. A Riano, per esempio, era previsto un inceneritore che allontanasse lo spauracchio dell’emergenza rifiuti dalle strade della Capitale, ma i continui blocchi stradali organizzati dagli abitanti della zona ne hanno impedito la realizzazione. Risolto il problema della discarica, sarebbe ora che si facessero sit-in contro lo sfruttamento della prostituzione: è un contrasto particolarmente angosciante quello tra la calma pacificatrice del paesaggio della Flaminia e della Tiberina e la moltitudine di schiave africane che per chilometri ne presidiano ogni slargo.
Al Grottino, per fortuna, ci si lascia alle spalle questo triste mercato, immergendosi nella campagna a margine della Tiberina. Siamo a soli 15 chilometri da via Veneto eppure il paesaggio ricorda quello del saltus romano descritto da Sereni nella Storia del paesaggio agrario italiano: forre, grotte, campi inselvatichiti in cui non si pratica più l’agricoltura. “Non nella mia osteria fuoriporta”, ho pensato tante volte, prima che cessasse la minaccia dell’inceneritore. Infatti il Grottino si trova proprio dove era stato individuato il sito adatto: in fondo a una lunga strada bianca, nei pressi delle cave di tufo, in cima a un colle da cui la vista spazia sui Monti Sabini. Nelle giornate di sole, cioè quasi sempre, al Grottino si mangia all’aperto, alla buona e con gusto. Si può portare il cane, si possono sguinzagliare i bambini (c’è un ampio campo per farli giocare), ci si gode il cibo rustico e agliato, evitando di fissare appuntamenti pomeridiani col dentista o con chi non abbia condiviso il nostro pranzo. Nel fine settimana ci vanno le famiglie e i gruppi di amici, nei giorni feriali gli amanti clandestini. Sulla grande terrazza assolata e sotto il pergolato viene servita una cucina carnivora, campagnola, però molto curata nell’esecuzione e nella scelta delle materie prime: fettuccine e tonnarelli fatti in casa al sugo di pomodoro o alla gricia; costate e fiorentine, salsicce, scottadito, coniglio alla cacciatora, testina e coratella d’abbacchio. Ma quello che è imperdibile, e da solo vale il viaggio, è lo stuolo, saziante, di contorni: polenta bianca fritta a bastoncini, patate fritte tagliate a dischi un po’ più spessi delle chips, insalate rustiche, broccoli e cicoria ripassata, carciofi alla romana, bruschette bianche e rosse, e soprattutto carnosi, dolci, memorabili peperoni grigliati. Servizio semplice e rapido.