“Cucina ricercata e inventiva”. Sono definizioni che applicate al mondo delle trattorie di solito fanno temere il peggio: creatività balorde e servizio sconclusionato di gestori non professionali. Da Epiro invece, piccola trattoria che si trova nell’omonima piazza, l’azzardo è più che riuscito e direi che vi ho fatto il pasto migliore di questo interminabile inverno. Tutto è decisamente buono, a partire da quello che trovate nel cestino del pane. Imperdibile la lingua di vitello con rape e yogurt tandoori. Sorprendenti gli gnocchi porchettati con ragù di coniglio e radici, piatti entrambi giocati sul contrasto di consistenze oltreché sui sapori. Classici con guizzo i tagliolini al nero con seppie, ortica e cedro. Il fritto di triglie e calamari con carciofi e sorbetto di aglio e olio è interessante ma un po’ legnoso. Ambiente confortevole nonostante gli spazi minimali. 50 euro circa.