Se volete far colpo, magari anche solo su voi stessi e regalarvi una cena con tutti i canoni della contemporaneità – ossia lo chefismo con il suo portato di filosofie da cucina, l’estetica compositiva del piatto, la perizia tecnica e inventiva, la gran qualità delle materie prime, il maître competente che conosce i piatti di cui parla, ma anche ambienti algidi e vagamente monacal punitivi (detti “nuovo concept”), mancanza di tovaglia con le braccia poggiate su tavoli scuri che fanno risaltare ogni briciola e macchiolina d’unto (“format innovativo, materico”), … be’, prenotate da Giulio Terrinoni, nel suo Per Me, il ristorante romano dell’anno, a detta di gran parte dei gourmet. I piatti imperdibili, secondo me, sono triglie fritte con verdure fermentate e ostriche, paccheri con seppie, ‘nduja e crema di broccoli, variazioni di rana pescatrice (coppa, trippa, coda e diplomatico), il pane. Media di 80 euro senza bevande.