Il menu è un foglio plasticato, le tovaglie sono a quadretti bianchi e rossi, gli arredi sembrano messi a casaccio. Eppure, L’oste matto è il locale del momento, quello dove si rifugiano i foodies, coloro che un tempo glorificavano gli chef stellati e ora vivono una nuova forma di “riflusso”, non più politico ma gastronomico. Alla fine dei Settanta si rifluiva nel privato, ora si rifluisce in una tipica osteria romanesca, nel mezzo del quadrilatero del cibo (in via Banchi Vecchi, tra il Pagliaccio, Per Me, Il Goccetto e Supplizio). Gli osti, Massimo e Maria Luisa Pulicati, ex agenti di custodia a Rebibbia ed ex gestori di un ristorante a Grottaferrata, propongono una squisita punta di vitella cotta, fiori di zucca fritti, fagioli e salsicce, imperdibili rigatoni con la pajata, pasta e fagioli. Poi abbacchio alla cacciatora, pollo e trippa alla romana, oltre ai piatti del giorno.