Camilla Baresani
Indirizzo: via Catania 2, Roma
Telefono:
Sito web: www.mrgo.it
Prezzi:

Sommario

Roma – Pizza Mr. Go

- Corriere della Sera - I miei articoli Lazio Ristoranti

Merendine, bevande, sigarette e, da diversi anni, anche preservativi fanno la parte del leone nel campo dei distributori automatici. Ma qualcuno ha pensato bene che ci fosse necessità di un distributore automatico di pizze, nella Roma capitale morale della pizza, l’urbe dove se ne sfornano senza tregua alla napoletana, alla romana, alla creativa/gourmet, al taglio, alla pala. Badate bene, non pizze surgelate e fatte rinvenire in un forno, come quelle servite nei più efferati bar per turisti, bensì pizze radicalmente espresse.

Il panetto infatti non viene preparato in precedenza e fatto lievitare, ma è miscelato al momento con acqua, farina e lievito disattivato. Attraverso un oblò, accompagnati dall’ascolto di Posso di Carl Brave, avete la possibilità di controllare l’impasto, la farcitura e la cottura automatizzati, il tutto in tre minuti. È in pratica una catena di montaggio postfordiana, priva di interazione umana. Il macchinario di Pizza Mr. Go si trova a due passi da Piazza Bologna, in via Catania 2. Potete scegliere a ogni ora di ogni giorno le varianti margherita, quattro formaggi, salame piccante e pancetta, spendendo tra i 4,50 e i 6 euro. Per integrare il pasto, troverete anche un distributore automatico di bevande. Le posate di plastica, che dovrebbero arrivare su richiesta, non si riesce a ottenerle.

Abbiamo così assaggiato la margherita strappandola a mano, accanto a un sacchetto della spazzatura improvvisato, messo lì da qualche cittadino di buona volontà. Mentre con il fotografo del Corriere armeggiavamo per pagare con carta di credito, verificato che il contact less non funzionava, una coppia di signore incuriosite dal distributore di pizze ci ha chiesto: “Scusi, ma funziona con la tessera sanitaria?”, forse pensando che questa pizza povera, meccanizzata, fosse un ennesimo bislacco ristoro pandemico.
Ed eccoci alla prova assaggio: l’impasto sa di piadina industriale, ha la stessa flaccidità biscottata e stucchevole; il pomodoro è così scarso da essere ineffabile; il formaggio di “latte vaccino UE” è un fuso insapore. L’insieme mi ricorda una pizza che mangiai una sera in una zona amazzonica derelitta dell’Ecuador, mentre ero in missione con Oxfam. Ordinandola, pensavo che fosse la cosa più sana del menu, data l’alta temperatura ammazzagermi a cui viene cotta. Chi saranno invece i clienti del distributore automatico? È forse rivolto a quel famelico popolo della notte (ora in disarmo) a spasso tra le 3 e le 6 del mattino? Accanto al distributore c’è uno dei classici supermercatini detti “bangla”. Ho dunque interrogato il presunto bengalese del negozio (che chiude alle 21), sulla tipologia di clientela diurna di Pizza Mr. Go. Nella sua limitata conoscenza della nostra lingua, ci ha detto: “No, clienti no. Tanti, tanti come voi”, indicando l’attrezzatura professionale del fotografo del Corriere. Giornali, tivù, insomma. Finirà che dopo la curiosità mediatica iniziale, arriverà qualcuno che infila la gomma americana nelle fessure del pagamento, e il macchinario sarà più visitato dai manutentori che dagli affamati.