Se vi consigliamo il ristorante Tiberino, non è per la cortesia del servizio. Le molte richieste e i due turni coercitivi (a pranzo, 12,30 o 14,30) rendono il personale nervoso, esasperato, imperativo. Si viene sgridati se si aggiunge una persona, se si arriva con dieci minuti di ritardo, se si preferisce un tavolo a un altro, in pratica come succedeva con i genitori di una volta. Non è nemmeno per il cibo: niente male, anzi meglio di quei locali dove il menu non cambia da decenni e lo si esegue a colpi di sale e di grassi. La spinta a rendere meno banali le solite portate della cucina romana porta a qualche piatto non perfettamente riuscito, benché dignitoso. Però Tiberino è imperdibile per la posizione unica, per quei pochi, ricercatissimi tavoli al sole nella piazza pedonale dell’unica isola di Roma, davanti a San Bartolomeo, per la passeggiata digestiva lungo le sponde del Tevere.