Le pareti sono intonacate in modo rustico, a spuntoni, come nelle tavernette degli anni ’60; una colonna al centro del ristorante è avvolta fino in cima da una spessa corda marinara che sembra aver raccolto polvere per decenni; le pale bianche dei ventilatori da soffitto hanno i bordi nerastri, per fuliggine o corrosione della vernice; le casseruole e le teglie sui fornelli sono scalcagnate dall’uso; i camerieri senza giacca hanno in vita dei grembiuli da oste non particolarmente candidi (forse, a forza di lavarli, non si smacchiano più); la passatoia della stretta scala che porta al piano superiore (toilette e tristissima sala-mensa fané per pasti economici) è consunta e ormai più marron che rossa; gli antipasti freddi sono piazzati su un tavolino all’ingresso senza alcuna protezione; il menu ha reperti di un passato che nessuno rimpiange: “salmone lesso in salsa rosa”, “spaghetti alla puttanesca”, “ravioli allo champagne (con panna e uvetta)”… Ci sono le scaloppine e i wuerstel, e tra i formaggi il Bel Paese. Il carrello dei dolci è quello famigerato delle torte d’aspetto industriale (profiterol, meringata, tiramisù…). Infine, i quattro articoli esposti sulla parete principale sono ormai ingialliti: in particolare spiccano due diplomi della rivista OGGI – “Il ristorante dell’estate ’68 – con medaglia d’oro” e “Il ristorante dell’estate ’70”. Eppure, nonostante questi dati ambientali respingenti, l’Europa di Genova è frequentatissimo da habitué d’aspetto iperborghese e a ora di pranzo non c’è un tavolo libero. Nessuno chiede il menu, tutti sanno già cosa ordinare o s’informano sul piatto del giorno. Nel maggio 2008 l’Europa finì sui giornali non per meriti gastronomici bensì come luogo d’incontro della cosiddetta Lanternopoli, lo scandalo delle tangenti per gli appalti delle mense. Frequentato dal presidente della regione, da petrolieri e proprietari di squadre di calcio, da parlamentari, sovrintendenti, immobiliaristi, il ristorante è anche noto perché molti facoltosi clienti, dopo mangiato, restano per giocare a carte. In un’intercettazione dello scorso anno, due inquisiti decidono di andare a tramare in altri ristoranti, perché lì è come “mettersi in vetrina”. Ma chi non trama, non gioca a carte e non è un habitué, come mangia all’Europa? Deve anzitutto scegliere piatti semplici, come fanno del resto gli indigeni che lo affollano. La focaccia offerta nel cestino del pane è molto buona; il pesce è cucinato senza intrugli (per esempio i gamberi bolliti serviti sulle patate lesse schiacciate o la gallinella in casseruola, brodosa e per niente unta, o l’insalata di calamari); altri piatti sono gustosi ma un po’ troppo salati o agliati per il nostro palato contemporaneo (il minestrone alla genovese, le polpettine di vitella con puré, i carciofi ripieni). In definitiva, un ristorante dove non si va per mangiare bene, ma per nutrirsi e coltivare le proprie relazioni. Il conto, con un vino di medio prezzo, si aggira sui 45 euro. Il servizio è rapido ed efficiente.
Ristorante Europa, Galleria Mazzini 53 r, Genova. Tel.: 010 581259