Camilla Baresani
Indirizzo: via Campo di Ne 58, Ne (GE)
Telefono: 0185 337480
Sito web: www.labrinca.it
Prezzi:

Sommario

Ne (GE) – Trattoria La Brinca

- Sole 24 ore Domenica - Liguria Ristoranti

 È una serata resa lugubre e minacciosa da una pioggia virulenta, che fa presagire esondazioni e smottamenti. Uscendo dal penultimo tornante, prima di entrare a Ne, nell’aspro entroterra di Lavagna, i fari illuminano una composizione rivendicativa dalla metrica scombussolata: “tutto cominciò così / io mi compro l’audi 3 e a casa ci stai te / ma ora a casa ci sei tu a fare il precario di m…” (termine vergato per intero e poi barrato, come in un ripensamento tardivo e perplesso). La scritta campeggia su un muro di sostegno a margine della strada, a caratteri cubitali come quelle che un tempo pubblicizzavano l’emoscambio. Persino nelle gole della Valgraveglia le mode, i consumismi, gli insulti, le conseguenze della crisi economica, la mania di apparire sono gli stessi vissuti in situazioni più urbane.

Famosa per le miniere di manganese, la valle è anche un bengodi di aziende ortofrutticole e trattorie. Abbiamo prenotato un tavolo a La Brinca di Ne, trattoria con nomea di “laboratorio di ricerca e di cultura”. Il caminetto arde, la legna crepita, il locale è un gradevole caravanserraglio gozzaniano e non ci sono altri clienti. Per me è la classica situazione ideale: campagna irta e sperduta, natura scatenata, intimità domestica rassicurante, promesse e premesse di delizie del palato. Essendo diventata anch’io un’antipastista (più che “cofanate” di primo, secondo e contorno mi piace spizzicare un campionario di piatti ben assestati), la lettura del menu, che agli elaborati antipasti dell’entroterra del Tigullio dedica bouquet molto ricchi, mi entusiasma: quando si va in gita, l’interesse palatal-etnografico è tale da mettere la frenesia di assaggiare l’intera lista. E infatti… olive e pan di castagne così squisiti da rischiare di saziarti nonostante l’antipasto arrivi in fretta. Bollente cartoccio di chips da patate valligiane, sfiziosi salumi locali, delizioso raviolo alla brace. Il fritto di borragine sa di poco e la pastella non è eterea come dovrebbe essere (stessa cosa per il piatto di fritto misto alla genovese); il prebugiun – una sorta di puré inverdito – ti lascia l’aglio in bocca, così come i testaieu (un blinis al pesto). Ma è gustoso il pan martino di farina di castagne e lardo; e impareggiabile la lattuga ripiena in brodo. Il maiale con crauti e castagne è un po’ filaccioso e gnucco, e sono discreti ma non memorabili i ravioli di erbette (però, finalmente, ben cotti sulle giunture). Impressionante, per una trattoria, la ricchezza della cantina. Con tutto quello che ho assaggiato, e l’accompagnamento di una discreta granaccia di Sestri servita al bicchiere, ho speso 50 euro. Con meno ingordigia, non si dovrebbero superare i 35.