Camilla Baresani
Indirizzo: Piazza Gaetano Negri, 9, 20081 - Cassinetta di Lugagnano (MI)
Telefono: 029420034
Sito web: http://www.anticaosteriadelponte.it/
Prezzi: €150

Sommario

Cassinetta di Luganano (MI) – Antica Osteria del Ponte

- Il Sole 24 Ore - Domenica - Lombardia Ristoranti

Avete notato la scomparsa dei commendatori? Né può dirsi che siano stati soppiantati dai cavalieri, visto che l’appellativo è ormai monopolizzato dal monopolista dell’informazione. Perciò, spariti i commendatori, di cavalieri essendocene per antonomasia uno solo, quando c’è bisogno di un termine che definisca quel cliché, ci si trova nelle peste. Se, per esempio, nel descrivere l’Antica Osteria del Ponte di Cassinetta di Lugagnano, volessi dire che ha l’aria del locale frequentato da manager con i loro clienti, e da … accompagnati da ragazze di belle speranze con cui vogliono fare un figurone? “Industrialotto” o “riccone” sono espressioni che non bastano a definire quel tipo di personaggio, e anzi lo sviliscono. La parola “cumenda” era ricca di dignità: definiva il successo conquistato con serietà e attitudine al lavoro, il percorso da una buona idea imprenditoriale a una successiva ricerca di rispettabilità. Niente a che vedere, insomma, con i finanzieri delle quattro carte, con i “figli di”, con chi briatoreggia, con certi imprenditori di successo recente e improvviso.
Ma torniamo alla nostra Antica Osteria, dove “antica” prevale su “osteria” e in genere serve a far capire che ci si trova al cospetto di un locale dai prezzi sostenuti. Intanto va detto che Cassinetta di Lugagnano è un paesino lungo quella parte di Naviglio costeggiata dalle eleganti ville settecentesche dei nobili milanesi. Nei dintorni c’è la sede di un’azienda, la Mivar, che ora è in crisi, ma in passato ha dotato molte case italiane di robusti televisori assai economici, e con ogni probabilità ha anche fornito dirigenti alle prese con colazioni di lavoro alla famiglia Santin, che gestisce l’Antica Osteria. Il ristorante, nel cuore del borgo, è in un bell’edificio e in una graziosa piazzetta priva di brutture, persino dei soliti cassonetti e di auto parcheggiate.
Ci capito in una sera di magra: i tavoli occupati sono solo tre. In passato sarebbe parso assurdo prenotare per trovare posto in giornata. A parte una coppia del genere succitato, c’è un tavolo di soli uomini che i miei due commensali, dirigenti bancari, riconoscono immediatamente come omologhi. Difatti passano pochi minuti e si scopre che, un paio di fusioni fa, all’uno e all’altro tavolo ci fu chi lavorò per la stessa banca. Il mondo delle “merchant” (le banche d’affari), mi diranno, continua a essere una colonna portante per i redditi dell’Antica Osteria: un po’ come le adolescenti infelici per Claudio Baglioni.
Siamo nella stanza più bella, quella del camino, accanto alla cucina. L’ambiente è raccolto, l’arredo caldo e di buon gusto – a parte certe tendine un po’ fru-fru e, su ogni tavolo, un curioso copricandela di vetro merlettato col disegno di Mont Saint Michel. Il servizio è eccellente, anche considerando che abbiamo un cameriere per tavolo. La signora Santin, vestita con un abito luccicante, sta appoggiata a una credenza, guarda i clienti e sembra dire: “Se ci sono domande sono qui”. Difatti passano pochi minuti e finisce a un tavolo, e più tardi anche all’altro. L’argomento della conversazione volge ben presto a quella che si può definire “lagna del commerciante”. Ogni categoria sociale incontra difficoltà con cui scornarsi, ma i commercianti ne parlano di più e soprattutto ritengono sia un diritto investire i clienti dei loro gravi problemi. La signora si lamenta dei prezzi dei fornitori, del raddoppio del costo dei gamberi, e insomma s’affligge per le cose che affliggono tutti, ma come toccassero solo a lei (o forse si tratta di una excusatio non petita, che mira a stemperare l’impatto del conto).
Mangio e assaggio vari piatti, quasi sempre trovando qualcosa che non convince: i grissini sono poco friabili, tirano al mollo, il pane è un po’ stopposo, il “vero salmone scozzese selvaggio affumicato all’antica” è vagamente fibroso e asciutto. La lasagnetta di pasta fresca ai cipollotti e tartufo nero sa soprattutto di aceto balsamico; il filetto di coniglio farcito al tartufo nero è tra il delicato e l’indefinibile; l’involtino di branzino è troppo salato, le patate su cui poggia sono insipide e le lenticchie che l’accompagnano un po’ troppo croccanti: un insieme che comunque pare poco amalgamato. Ben riuscito il petto d’anitra in agrodolce con squisito chutney di datteri, discreto l’assortimento di formaggi, buoni i dolci, anche se è meglio evitare quelli troppo costruiti.
Nell’insieme si ha l’idea di una cucina innovativa invecchiata, come chi vestisse ora alla moda degli anni ’90.
Finita la cena, inizia il rituale dei clienti condotti in visita a cucina e cantina. Sono quelle consuetudini che, come la presentazione di un libro, dovrebbero dar sfogo al narcisismo di cuochi o autori, e alla curiosità da appassionato di clienti e lettori. Ma il più delle volte si trasformano in prassi logore cui tutti vorrebbero sfuggire. Quanto si spende? Potreste cavarvela con centocinquanta euro a testa, se scegliete il menù degustazione (che risulta ben più conveniente rispetto alla spigolatura tra portate), e se vi moderate nella scelta dei vini. E’ tanto? I proprietari diranno che quasi non ci stanno dentro, tra costo della materia prima e personale per così pochi clienti. Altri possono sostenere che basterebbe abbassare i prezzi per fare più coperti e diminuire i costi.
Si esce come dopo la lettura del romanzo di un autore che fu eccelso e ora scrive storie che paiono limoni spremuti; pagine non significative tuttavia composte in prosa di gran classe. Rientrando a Milano, si passa da via Lorenteggio, una di quelle periferie straniate dove si susseguono i capannoni dei centri commerciali. Né con gli outlet né con i Santin, viene da pensare.

Antica Osteria del Ponte, piazza Negri 9, Cassinetta di Lugagnano. Tel. 02 9420034