Non rivoluzionerà le vostre conoscenze gastronomiche, non vi farà gustare il brivido di accostamenti inventivi, non vi stupirà con piatti come opere d’arte astratta. Se ci arrivate dopo aver svoltato verso la collina lungo la strada che da Castiglione delle Stiviere porta a Mantova, non penserete di essere in uno di quei luoghi che con la bellezza del paesaggio compensano ciò che la cucina stenta a offrire. Ma se siete cultori degli agnoli e dei tortelli alla mantovana, quelli con la sfoglia sottile, tirata a mano, quasi trasparente nella parte che racchiude il ripieno, conditi di solo burro e con una spolverata di grana… be’, Viola fa per voi, gli insoddisfatti, gli incontentabili quelli che li agnoli non li trovano mai giusti perché nessuno li sa più fare. Il famigerato tris qui è imperdibile: tortelli di magro con l’erba di San Pietro, delicatamente amarognola, agnolini di carne, tortelli di zucca. E le squisite tagliatelle al ragù. E il riso “alla pilota”, vialone nano con pesto speziato di salamella. Da Viola siamo alla terza generazione, e invece di peggiorare, come spesso capita, la cucina è migliorata. Se le ricette sono quelle tradizionali, c’è un’attenzione moderna alla scelta delle materie prime, a cotture più delicate, a condimenti meno invasivi, e anche alla costruzione della carta dei vini. Tra i secondi, stinco di maiale con purè; luccio in salsa alla mantovana (con battuto di acciughe e capperi su un letto di polenta); petto di faraona con marsala, uvetta, pinoli (un po’ carico di note dolci). Non potendo mangiare tutto, fossi in voi sceglierei due primi, e forse anche tre: sono più delicati, più particolari, più appaganti. Si spendono circa 35 euro.