Dovendo spiegare com’era la famigerata Milano da bere degli anni ’80, bisognerebbe consigliare una visita al ristorante Giannino. Sacca di resistenza in cui imperversa quel modo di essere sguaiati, inventivi, vitalisti, truffaldini che, nella tetraggine milanese della Grande Crisi, risulta ormai esotico come cibarsi di cavallette al gratin. Calciatori e veline, millantatori e procuratori, vip da Diva e Donna o da noterelle di Chi, famosi, famosetti e loro cloni. Un’iniezione di realtà sui generis, con donne tutte giovani, alte e magre e arrampicate su tacchi che le fanno camminare storte e sghembe, gambe nude nella temperatura polare dei giorni scorsi, collo del piede tatuato; maschi lampadati come non usa più, maglione a pelle e camminata western, sparuti rispetto alla gran abbondanza femminile. Raffigurato in un quadro, scruta la scena il signor Giannino Bindi, che nel 1899 fondò il ristorante “original” di via Sciesa. Un classico della ristorazione milanese, che un secolo dopo la fondazione, ormai passato più volte di mano, ha dato il nome a questo nuovo ristorantone (più di 300 coperti) nei pressi della Stazione Centrale. Oggi solo una persona col palato bruciato da emozioni non culinarie può ritenere che vi si mangi bene, e francamente si fatica a pescare nel menu qualcosa che si vorrebbe assaggiare. Bresaola con rucola e scaglie di parmigiano? Trofie al pesto? Petto di pollo con funghi porcini e tartufo nero? Abbiamo provato il polpo alla griglia con cannellini: un tentacolo gommoso e insapore, circondato da fagioli sfatti. La cotoletta alla milanese: gibbosa e brunita. Le polpette al vino: acide, con salsina collosa e funghi di freezer. Le “foglie di pesce spada”: irrigidite e infestate da rucola e pomodorini. Un misto di ricette tradizionali mal eseguite e di piatti senza criterio, alla moda di qualche anno fa. Dato che però il locale è divertente quanto ad osservazione antropologica, soprattutto in orario dopo cinema (o dopo partita), c’è un piatto che possiamo consigliare: l’insalata di carciofi e parmigiano, che se non altro è semplice e di stagione. Mi dicono che i calciatori non pagano (in cambio prestano la loro preziosa immagine), e che le ragazze più o meno veline hanno una “convenzione” da dieci euro. Questo, se fosse vero, spiegherebbe i prezzi per il resto del pubblico, 60/80 euro, che vanno a bilanciare i mancati incassi.
Giannino, via Vittor Pisani 6, Milano. Tel.: 02 66986998