Camilla Baresani
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Milano: i miei luoghi preferiti dove mangiare e fare la spesa

- - Lombardia Ristoranti
Benché sia nata e abbia vissuto a Brescia, è a Milano che ho mosso i primi passi da gourmet, grazie ai miei nonni, che ci abitavano. Erano gli anni ’60 e il ricordo più bello di quando andavo a trovarli è la spesa quotidiana da Peck, che allora aveva tre sontuosi negozi, oltre alla frequentazione dei ristoranti di cui mio nonno era habitué: Giannino, L’Assassino e Romani, dove scoprivo una cucina diversa da quella tutta agnoli e uccellini allo spiedo tipica delle mie zone.

Quando nel 1980, con la scusa dell’università, mi sono trasferita a Milano, ho ripreso a esplorare il lato gastronomico della città, ovviamente quello adatto alle tasche di uno studente lavoratore. Tra le scoperte di allora ci sono tre locali che ho nel cuore e tuttora frequento regolarmente.

Uno è Poporoya. È lì che, dopo aver scoperto il Giappone con i film e con i romanzi, ho iniziato ad apprezzarne anche la cucina. Nei primi anni ’80, a Milano c’erano solo due ristoranti giapponesi, molto costosi, oltre a un negozietto con bancone da sushi. Dietro la vetrina del pesce, ormai da trent’anni, c’è Hirazawa Minoru, detto Shiro, precursore della cucina giapponese in Italia, diplomato all’esclusiva scuola di cucina di Osaka. Shiro, esperto selezionatore di ingredienti, dal pesce, al tè, al riso, fa tutto da solo e in diretta, sicché fuori da Poporoya c’è sempre la coda. Del resto, i micro-posti a sedere sono non più di quindici.

Un altro dei miei luoghi favoriti di allora, quello dove ancora oggi mangerei tutti i giorni, è La Latteria di via San Marco, anche detta “Maria e Arturo”. Alla Latteria, come da Poporoya, non si può prenotare. Anche qui i posti sono pochi, nemmeno una trentina, e se non si vuole aspettare in strada, bisogna arrivare presto. In mancanza di spazio, capita che i tavoli diventino collettivi, e quando è il caso Maria decide con un colpo d’occhio, di solito senza fallire, la composizione del bouquet umano. Arturo è un maniaco delle materie prime, e gran parte delle verdure cucinate provengono dal suo orto nel piacentino. Quasi tutto quello che si mangia alla Latteria ha un sapore di casa, e sa anche di memoria (perlomeno di quella degli avventori italiani, essendo nel frattempo cresciuta la fama, celebrata da molte guide straniere).

Ed eccoci al terzo dei locali che frequento da trent’anni e consiglio a tutti: il Bar Basso, un classico american cocktail bar, quello dove Mirko Stocchetto ha inventato il celebre Negroni sbagliato. Lì, in un ambiente alcolicamente rigoroso e antropologicamente interessante, ho avuto i miei primi approcci al mondo dei cocktail, con il sottofondo di un’eccellente colonna sonora swing o west coast, scelta da Maurizio, figlio di Mirko e continuatore della tradizione di famiglia.

Dai classici del Bar Basso approdiamo ora alle innovazioni dello scintillante Trussardi alla Scala. Il bancone e il locale più bello della città, con il bravissimo Tommaso Cecca, un barman che chiunque apra un locale vorrebbe avere con sé. Ovviamente consiglio anche di salire al primo piano per provare la squisita cucina di Luigi Taglienti (si può averne un assaggio a prezzo contenuto nel bistrò, una splendida teca di vetro rivestita di verde verticale).

Da un piano sopra a un piano sotto, la vita di un milanese deve comprendere periodiche immersioni nel ristorante di Carlo Cracco, per rendersi conto dello stato dell’arte dell’alta cucina italiana, per provare nuovi sapori e nuove soluzioni, e fare ulteriori passi in quella continua evoluzione del gusto di cui è fatta la nostra esistenza. Dal 2014 la scena si è arricchita del nuovo ristorante di Andrea Berton, che gioca nella medesima categoria di Cracco. Un confronto stimolante, che consiglio di vivere dal tavolo più scenografico che ci sia, quello per due persone nella cucina di Berton: permette di seguire passo passo il lavoro della brigata e capire del lavoro di cucina molto più che guardando la noiosissima congerie di programmi televisivi dedicati a chef e aspiranti tali

Sui Navigli un altro consiglio: un locale brutto ma buono, il Pont de Ferr, che consiglio sempre a tutti i perplessi della cucina contemporanea (quelli che temono i luoghi algidi e stellati), perché miscela in modo divertente un’anima e soprattutto un aspetto da osteria con la gran cantina di Maida Mercuri e la cucina ricercata e divertente di Matias Perdomo.

Ecco poi qualche indirizzo più semplice: per gli spuntini mi piace sempre andare da Polpetta, un bar con cibi cotti, le cui polpette panate, con patate lesse olio e prezzemolo sono fenomenali.

E poi c’è l’imprescindibile Pavé, dove si trova la migliore brioche di Milano, i dolci sono squisiti e genuini, le brioche salate imbottite impareggiabili e prima di uscire si compra anche un pane eccellente. Il pasticcere Giovanni Giberti e i suoi soci hanno creato un bar/pasticceria/ritrovo dove viene sempre voglia di passare.

Quanto alla pizza… be’, mi piace quella alla napoletana, col cornicione, di Frijenno e Magnanno. Ma la preferita, la più buona della città, è quella di Dry: imperdibile la focaccia con vitello tonnato e polvere di capperi.

Tuttavia, quando si è nella propria città, si mangia soprattutto a casa, se non altro per poter continuare a esercitare il piacere di fare la spesa. La mia tappa preferita è il mercato di via Benedetto Marcello. C’è una gran quantità di banchi di verdura: un tempo erano quasi tutti gestiti da pugliesi, un festival di cime di rapa e pomodorini appesi, oggi ci sono molti banchi gestiti da extracomunitari. Così ho cominciato a esercitarmi con zenzero, daikon, platano verde, edos gaby, chirimoya, tomato de arbol, paksoi, patata oyuco… In stagione, ci sono banchi specializzati in funghi e tartufi, oppure in zucche, o ancora in varietà di insalata. Fondamentale, il sabato, il camioncino di formaggi di Giuseppe Ronchi, parcheggiato all’incrocio con via Scarlatti. Bitto, squacquarone, castelmagno, arbatax, bagoss, raspadura oltre a una gran selezione di burri d’alpeggio. Ottimo anche il banco del pesce all’angolo con via Vitruvio (solo il sabato).

Per frutta e verdura, nei giorni in cui non c’è mercato, sono una frequentatrice di Abbascià, da cui non si esce mai delusi.

Infine le macellerie: quella di Bruno Rebuffi in via Annunciata, da cui compro carni piemontesi e gli imponenti polli dei Miroglio. E poi c’è Sirtori, dove anche un vegetariano convinto rischia di precipitare nella condizione originaria di carnivoro. Imperdibili i nervetti.

 

 

POPOROYA, via Eustachi 17, Tel. 02 29406797

LATTERIA SAN MARCO Via San Marco, 24 20121 MilanoT +39 02 659 7653

BAR BASSO cocktail bar, Via Plinio 39, Tel: 02 2940 0580

TRUSSARDI SCALA, Piazza della Scala 5, tel.: 02 80688201

CRACCO, via Victor Hugo 4, tel.: 02 876774

RISTORANTE BERTON, viale della Liberazione 13, tel. 02 67075801

PONT DE FERR, Ripa di Porta Ticinese 55, Tel.: 0289406277

POLPETTA, via Eustachi  8, tel 02 29517983

PAVE’, via Felice Casati 27, Tel. 02 94392259

FRIJENNO E MAGNANNO, via Benedetto Marcello 93, tel. 02 29403654

DRY, Cocktails e pizza, via Solferino 33. Tel. 02 63793414

MERCATO DI VIA BENEDETTO MARCELLO, martedì fino alle 13,  sabato tutto il giorno

IL FRUTTETO ABBASCIA’, Corso di Porta Nuova 48. tel. 02 653532

MACELLERIA ANNUNCIATA, via dell’Annunciata 10, tl. 02 6572299

MACELLERIA SIRTORI, via Paolo Sarpi 27, tel. 02 342482