Vi sarà certamente capitato di notarlo: le più belle piazze del mondo sono abitate da pessimi ristoranti. Voi guardate i tavoli al sole, di fronte ad affascinanti architetture di cui vorreste godere i dettagli gustando i più deliziosi manicaretti, e la dura realtà è invece quella di locali fatti per catturare i turisti più sprovveduti. Le eccezioni ci sono, e mi piacerebbe che ce le segnalaste. Intanto ne propongo una: Le chiavi d’oro, ad Arezzo, nella piazza dominata dalla facciata della Basilica di San Francesco, che nell’abside contiene La Leggenda della Vera Croce, il ciclo di affreschi di Piero della Francesca. La facciata gotica, il bel rosone rinascimentale, la prospettiva in lieve salita: un contesto meraviglioso. Il ristorante si trova nel palazzo De’ Bacci (la famiglia che nel 1452 commissionò gli affreschi pierfrancescani), in un locale che un tempo era una libreria. È straordinario fuori, ma è molto bello anche dentro: è arredato con sedie e tavoli di design anni ’60 e la boiserie è ricavata da ante di mobili anni ’50/60. Belle tovaglie, bei piatti, bei bicchieri e molti libri sulle mensole. Una cucina moderatamente inventiva, ispirata al territorio pur senza campanilismi, modernizzata con garbo. Molto buone le frittelle di baccalà, agretti e caviale di salmone; il flan di pecorino e zuppetta di miele; gli spaghetti alla chitarra, baccelli, ragù di maialino e ricotta affumicata; gli stringozzi con alici, datterini e bottarga; i moscardini al vino bianco, patate, bieta e carciofi fritti; la trippa baccelli e pecorino. Difetti? Il locale è un po’ rumoroso, e in alcuni piatti va aggiustato il sale. La carta cambia frequentamente, e spenderete circa 40 euro.