Sui giornali estivi troviamo elenchi e foto che ci fanno credere come di volta in volta tutti i vip vadano in Sardegna ma al tempo stesso anche a Capri, nelle masserie pugliesi, a Capalbio, Sabaudia, Portofino, Panarea, Pantelleria… Poi si arriva a Forte dei Marmi, ed eccoli tutti pure lì. Ma quante persone famose ci sono in Italia? Viene il sospetto che qui da noi l’incremento del tasso VIP sia decisamente più alto del PIL.
In effetti Forte dei Marmi è un posto di mare molto ben frequentato, con tutte le sue cosine al posto giusto: le gioiellerie, i negozi di Prada e Gucci e Tod’s, gli antiquari che vendono vecchi bauli di Louis Vuitton, le merci contraffatte. Ma è anche straordinariamente democratica: quasi nessuno, né il ciclista che pedala sulla litoranea né gli affittuari delle ultime file di tende né i ricchi proprietari di ville nella pineta, gode di una delle cose più ricercate al mondo: la vista a mare. Per guadagnarsi questo privilegio occorre affittare una camera ai piani alti dei pochi alberghi del lungomare, o avere un posto-spiaggia nelle prime file (che però è scomodo, lontano da bar e cabine), oppure essere venditori ambulanti di mercanzie e massaggi, e fare della battigia la propria strada a scorrimento veloce.
Camminando di bagno in bagno, dal classico Piero al nouvelle vague Paradiso al mare, nel succedersi delle tende, disposte secondo una geometria che ricorda gli accampamenti delle legioni romane in Asterix, si sentono molti accenti lombardi e altrettanti russi. Ma all’ora di pranzo rimangono solo quelli russi, giacché per noi italiani mangiare è un’ulteriore forma di vacanza, e solo in pochi scelgono il low profile di farsi servire i pasti sotto la tenda (che, al Forte, sostituisce gli ombrelloni). Abbandonate sui lettini decine di copie di Sole 24ore e Borsa & Finanza ma anche – in solo apparente contraddizione – Visto e Novella 2000, donne magre, uomini corpulenti e bambini di varie taglie si precipitano con foga al tavolo prenotato in uno dei bagni-ristorante.
Ancor prima che per golosità, per puro gusto documentario abbiamo provato l’ebbrezza di un pranzo in questa decana delle località di villeggiatura, che alcuni frequentatori chiamano “Borghesopoli”, e in cui una galleria del centro vanta una mostra di “autentici falsi d’autore” che sembra indicare l’emblematica condizione della città.
Siamo da Annetta, uno dei bagni à la page, con piscina cinta di soffici letti matrimoniali in midollino, e la parete d’ingresso del bar-ristorante tappezzata con foto di vip gaudenti (gli eterni Parietti, Briatore, Cortes, Arcuri, Vieri…). Si mangia al semichiuso, senza vista, sotto una sorta di smisurata alcova drappeggiata da tendaggi, con ventilatori a pale che smuovono flebilmente l’aria, in una calca chiassosa che ad alcuni può anche mettere allegria. Contiamo almeno un’ottantina di coperti, sparsi in un paio di ambienti, e senza un solo posto libero. Nel fragoroso vociare, per raccogliere le ordinazioni i camerieri fanno miracoli: per fortuna il menu (senza indicazione di prezzi) è piuttosto semplice, benché includa pizze, focacce, carne e pesce. C’è il tonno scottato, c’è il branzino, c’è il crudo di pesce, la catalana di scampi: ci sono in pratica tutti i caposaldi delle mode alimentari di questi anni. Ma non mancano la cotoletta, la pasta al ragù, la pizza, che sono invece i piatti forti dell’alimentazione infantile. Se Forte dei Marmi è davvero “Borghesopoli”, allora bisogna dire che la borghesia italiana ha i gusti e i costumi più disparati, perché ai tavoli di Annetta si vede di tutto: dai tatuaggi alle catenelle brillantinate sul giro vita e sul giro caviglia, da chi mangia in costume da bagno senza nemmeno una maglietta sul torace lasco e villoso o sui seni rifatti a chi invece siede a tavola vestito di tutto punto e con l’aspetto da giocatore di bridge.
I clienti mangiano con gusto, in un’atmosfera assai comunicativa; e così anche noi ci lanciamo, assaggiando piatti di dignitosa esecuzione trattoriale, tutti quantomeno commestibili a parte i gommosi gnocchi al ragù, che però abbiamo ordinato quasi per autolesionismo: lo gnocco, col raviolo, è uno dei piatti più maleseguiti della penisola. Mentre una ventola difettosa diffonde nella sala un cra-cra-cra simile a quello di anatre in un laghetto, chiediamo il conto. Arriva, scritta su un segnaposto da tavolo, la cifra totale. Sollecitiamo una ricevuta; e, visto che tarda, andiamo ad aspettarla alla cassa. Per forza non arrivava: in questo bagno dove le toilette sono meravigliosamente automatizzate e tutto si accende e apre da solo, per fare una ricevuta si ricorre invece al più vetusto sistema manuale, la calcolatrice e le portate elencate minuziosamente una a una, salvo poi dimenticare di mettere la data.
Nell’attesa, lo sguardo scappa sulle pareti, ricoperte di targhette con impresse balde facezie tipo: “L’uomo è come il melone, più si fa vecchio più diventa coglione”, “La vita è come l’albero di Natale: c’è sempre qualcuno che rompe le palle”, “Gli amici sono come i fagioli, parlano di dietro”.
Infine, dalla lettura della ricevuta apprendiamo che la catalana di 5 scamponi è costata 35 euro, l’ottimo e abbondante pane arabo farcito di formaggio prosciutto e verdura 12 euro, il crudo di pesce (3 scamponi e 3 fettine di tonno affumicato) 25 euro, gli spaghetti con le arselle 12 euro, gli gnocchi 10.
Bagno Annetta, via Arenile 23, Forte dei Marmi. Tel.: 0584 89314