Su quali siano gli ingredienti ideali di un fine settimana romantico e suggestivo ci sono opposte visioni. Se per voi l’importante è un isolamento che però non escluda opportunità paesaggistiche, artistiche, architettoniche; esclusività non del prezzo ma della situazione (albergo di poche camere, ristorante con una manciata di tavoli); assenza di cafonaggine da eccesso di lussi ma comfort di dettagli, quali lenzuola e asciugamani di lino, stanze spaziose, arredate con gusto, wifi gratuito e funzionante; gran qualità della cucina e prima colazione sontuosa, preparata personalmente dallo chef… be’, un luogo con tutte queste caratteristiche lo trovate nella laguna veneta, sull’isola di Mazzorbo, collegata da un ponte a Burano e di fronte a Torcello. Si chiama Venissa e ci si arriva col vaporetto dalla stazione di Venezia o col motoscafo a tariffa “calmierata” mandato dall’albergo. Che più che un albergo è una locanda (6 camere doppie, 110 euro e 130 le suites), ma anche una tenuta con orto e vigneto di uva autoctona dorona, circondata da un antico muraglione. Ed è altresì il nuovo ristorante della bravissima chef bellunese Paola Budel, che, dopo aver girato mezzo mondo, dall’apprendistato chez Gualtiero Marchesi fino al Giappone, ha accettato la sfida propostale dall’imperatore del prosecco Gianluca Bisol, di trasferirsi su una piccola isola per creare un ristorante di alta cucina che usi perlopiù materie prime del posto. A Venissa, infatti, dalle saporitissime erbe spontanee (salicornia, portulaca, farinaccio) a ortaggi, frutta e pesci, quasi tutto proviene dalla laguna. La piccola sala è separata da una vetrata che dà sulla cucina, e sovrastata da un divisorio di celle frigorifere per le bottiglie di vino. Cosicché, nel caso in cui aveste esaurito qualsiasi argomento di conversazione, vi basterebbe guardare il gran lavorio della cucina iper-tecnologica per intrattenervi felicemente. Pane e grissini sono squisiti, ma bisogna moderarsi per riuscire ad assaggiare più piatti possibile. L’anguilla croccante con fagioli all’agro, crema d’aglio e acciughe: piatto memorabile per forza e delicatezza dei sapori e per esattezza delle consistenze. E il tortino di sarde e peperoni del Cavallino, croccante, alla salicornia. Oppure il raviolo ripieno di melanzane con centrifuga di pomodoro (entrambi della tenuta). E i casarecci di semola con fasolari, cappelunghe e scampetti. O ancora: un trancio di volpina quasi burroso però consistente, con fungo porcino e melanzane. La sera, a cena, si raccomanda di prolungare le chiacchiere al tavolo, per non perdersi lo spettacolo della pulizia della cucina. Credevo di essere l’unica ammaliata dalla furia igienista che possiede i cinque collaboratori di Paola Budel, al di là del vetro. E invece, parlando con amici che pure hanno mangiato a Venissa, ho scoperto che tutti avevano considerato il vigoroso strofinio di vetri e acciai come parte integrante del divertimento della serata. I prezzi: un menu di degustazione da 70 euro (tre portate e un dolce) e uno da 120 euro (cinque portate e cinque calici di vino).
Come avrete capito, consiglio spassionatamente la gita a Venissa. Il ristorante chiude il 31 ottobre e riapre a Carnevale.