Camilla Baresani

Sommario

Bellezze nascoste -Bergamo Brescia Capitale della cultura 2023

- Condé Nast TRAVEL - Storie

Pochi anni fa, mentre mi trovavo a una degustazione di vini nella Napa Valley, mi misi a chiacchierare con una coppia di californiani seduti accanto a me. Si dicevano appassionati di arte e letteratura italiana. Ogni anno dedicavano un paio di mesi a viaggiare in Italia per conoscere a fondo il nostro Paese, anche nelle località meno note. “Ah, sì, e quali sono le vostre mete preferite?” chiesi. “Brescia e Bergamo”. Stavo per rovesciare il vino. È che noi bresciani e bergamaschi siamo stati orgogliosi della bellezza delle nostre città ma quasi in segreto, senza dirlo fuori di casa. A Brescia e Bergamo la cosa di cui andar fieri è stata per anni l’economia, il Pil, la produzione e le esportazioni. E anche l’efficiente aeroporto di Bergamo, il teleriscaldamento, l’avveniristico termovalorizzatore e la nuova metropolitana di Brescia con le stazioni abbellite da opere site-specific. In Italia non venivamo in mente a nessuno quando si trattava di parlare di abbondanza e valorizzazione del millenario patrimonio culturale, di secolare bellezza artistica, di mete da includere nella lista delle principali attrazioni turistiche italiane. La rilevanza del fatturato e della modernità si era sovrascritta sulla rilevanza del passato. Eppure, quatte quatte, lavorando alla promozione delle proprie potenzialità, Bergamo e Brescia sono arrivate a rappresentano il quarto polo culturale italiano: scuole, musei, teatri, mostre e festival che producono 3 miliardi di valore aggiunto con più di 50 mila impiegati. La somma delle due città, nella classifica della redditività delle attrattive culturali, viene dopo Milano, Roma e Torino ma prima di Napoli, Bologna e Firenze.

Ora, il nuovo ruolo di “Capitale della Cultura 2023” dà modo di esibire a un pubblico ancor più vasto e internazionale il rinascimento culturale di due città devastate dalla virulenza della pandemia e tuttavia uscite indomite, leonesse e condottiere e soprattutto molto belle, ognuna a modo suo. Il fattore sorpresa giocherà a nostro favore. Vogliamo sorprendere i visitatori proprio come è rimasta stupefatta la giornalista del “Financial Times” che ha dedicato un’intera pagina del quotidiano alla descrizione di alcuni tra i luoghi più suggestivi di Brescia e Bergamo. Del resto vi si trovano due millenni di storia dispiegati all’aria aperta e racchiusi nei musei, anche se diversamente calibrati: Brescia è più romana e longobarda, Bergamo più medievale e rinascimentale, ed entrambe sono molto veneziane. Fondate dai Galli Celti, conquistate dai Romani, divenute nel Quattrocento l’estrema propaggine in terraferma della Repubblica Veneta, le due città sono sempre state snodi di produzione agricola e di commerci, e la ricchezza prodotta si è riverberata negli edifici pubblici e privati e nel patrimonio artistico accumulato. Brescia ha la sua parte più preziosa nella zona pianeggiante della città, alle falde del colle Cidneo, e si è dispiegata in larghezza. Bergamo invece è fatta a strati (come una lasagna, dice il “Financial Times”) e la parte più bella sta in alto, un gioiello medievale edificato su resti romani sommersi e incorniciato da 5 chilometri di mura alte fino a 23 metri, costruite ai tempi della repubblica veneta e ora patrimonio dell’Unesco. Sempre ricorrendo a un’immagine gastronomica, la Città Alta di Bergamo ricorda la struttura verticale delle torte nuziali. 

A Brescia, città dove sono nata e dove ho vissuto fino ai 16 anni, il centro storico è un susseguirsi di piazze spettacolari, una specie di catalogo di forme architettoniche: vi si trova il meglio dell’architettura, dal modernismo neoclassicheggiante di Marcello Piacentini in Piazza della Vittoria, alla forma rotonda del Duomo vecchio romanico, al palazzo medievale del Broletto, alla spettacolare piazza della Loggia, veneta e rinascimentale, fino all’imbocco di via dei Musei, un’esibizione di epoche e monumenti come credo non abbia nessun’altra città, in uno spazio così concentrato. 800 metri che contengono l’area archeologica urbana più rilevante del nord Italia: l’epoca romana, con il santuario del I secolo a.C., il Capitolium con i resti di età imperiale e la grande statua bronzea della Vittoria Alata (“la donna più bella della città”), il teatro romano; e l’epoca longobarda, con il monastero di Santa Giulia fondato da re Desiderio e ora sede di un museo. Il parco archeologico di Brescia è patrimonio Unesco. E poi i palazzi della nobiltà bresciana, tra cui il Martinengo Cesaresco, sede di esposizioni, e le affascinanti stradine che portano sulla cima del colle Cidneo. Nel castello si trova il nuovo Museo del Risorgimento. E di nuovo, tornando in basso, la Pinacoteca Tosio Martinengo, tra Raffaello, Lotto, Moretto e Romanino. Ogni mattina, per raggiungere il liceo Arnaldo, passavo a piedi attraverso tutta questa bellezza, dandola per scontata come capita nei luoghi che ti appartengono dalla nascita. Poi, quando avevo 16 anni, seguendo mia madre mi sono trasferita a Bergamo. Il mio nuovo liceo, il Paolo Sarpi, si trovava nella Città Alta mentre noi abitavamo in Città Bassa. Ogni giorno per raggiungerlo prendevo la funicolare e poi salivo fino a scuola lungo le strette salite piene di botteghe artigiane, e ringraziavo di trovarmi in un simile scrigno mentre attraversavo la Piazza Vecchia con il palazzo del Podestà e il palazzo della Ragione e la biblioteca Angelo Mai, e poi la piazza del Duomo, con la Basilica di Santa Maria Maggiore e la Cappella Colleoni, e invidiavo il privilegio di viveva in quel borgo dove non sembrava esserci proprio nulla di brutto o difforme. Al termine delle lezioni si scendeva per sentieri, scale, e strade dai sassi incastonati verso la Città Bassa, magari passando dall’Accademia Carrara, con i suoi Mantegna, Bellini, Tiziano, Raffaello, Lotto, Rubens, Tiepolo… 

Sin qui abbiamo parlato di quello che trovate sempre: le strade, le piazze, i monumenti, i musei. Ma poi c’è il palinsesto degli eventi creati appositamente per Capitale della Cultura 2023. E qui il tipico attivismo lombardo, unito alla specifica operosità dei cittadini brescian-bergamaschi ha dato luogo a centinaia di iniziative che toccheranno le due provincie, cioè non solo le città ma anche i territori circostanti.  Come faremo a vedere tutto? Imperdibile la Festa delle Luci, in febbraio. Entrambe le città allestite come gallerie d’arte all’aperto, con grandi artisti che metteranno in luce quello che vediamo e magari non notiamo, in un misto di valorizzazione del patrimonio artistico e creazione di forme future. Il tutto arricchito da performance di musica, teatro e danza. L’energia utilizzata proverrà da fonti rinnovabili, mentre sponsorizzazioni e ricavi verranno devoluti per aiutare famiglie in difficoltà nel pagamento delle bollette. Nel frattempo, all’Accademia Carrara di Bergamo andrà in scena la mostra di Cecco del Caravaggio, e a Palazzo Martinengo  di Brescia saranno esposti a confrontarsi i dipinti dei più importanti pittori bresciani e bergamaschi  rinascimentali e barocchi. Alcuni nomi: Foppa, Moretto e Romanino e Savoldo; Moroni, Palma il Vecchio e Lotto. Accanto a loro, i coevi veneziani Bellini e Tiziano.  Al Museo di Santa Giulia ci sarà la mostra del Ceruti (e qui siamo nel Settecento), mostra che poi emigrerà al Getty Museum di Los Angeles. Al Teatro Grande di Brescia la Grande Notte del Jazz (in febbraio), mentre a Bergamo in marzo toccherà al Bergamo Jazz Festival, ormai alla 44a edizione. In aprile e maggio il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo celebra la 60a edizione nei due splendidi teatri, il Grande e il Donizetti. Il festival della fotografia di Brescia, dedicato alla montagna, proseguirà all’Accademia Carrara di Bergamo con la versione pittorica della rappresentazione delle vette. Il Centro Teatrale Bresciano mette in scena tra maggio e giugno uno spettacolo itinerante per vie e piazze, dedicato a “Le città invisibili” di Calvino. Per renderlo più spettacolare utilizzerà strumenti per la realtà aumentata. Sempre in giugno la Mille Miglia, competizione automobilistica di granfondo che è una delle glorie di Brescia.  E poi: eccellenze gastronomiche ed enologiche. Per esempio, il Franciacorta, vino festoso che ben corrisponde al versante gaudente dell’operoso animo dei brescian-bergamaschi, prende il nome dal magnifico territorio che si trova incastonato tra le due città. Dolcemente collinare, pieno di ville, palazzi e pievi medievali, sarà attraversato da una nuova ciclovia, creata ad hoc per Capitale della Cultura, e da un cammino, composto da varie tappe, che si può scegliere se percorrere nella versione più breve oppure in quella tortuosa da 120 chilometri. Aggiungiamo i laghi (i più grandi sono l’Iseo, a metà tra Bergamo e Brescia) e il Garda (in parte bresciano), i siti preistorici con l’arte rupestre della Val Camonica, e possiamo dire che sarà sicuramente un anno spettacolare, una miscela di antico e di nuovo, di storico e di avveniristico, di intrattenimento e di ragionamento. Un anno che sicuramente darà anche una nuova percezione di sé e del proprio valore agli abitanti di Bergamo e Brescia, città che tra l’altro hanno dato casa, lavoro e formazione a quasi 150 etnie di nuovi italiani, che sono parte integrante dello sforzo collettivo di essere una fantastica, indimenticabile Capitale della Cultura.