Camilla Baresani

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Lina Bo Bardi. La leonessa del brutalismo

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“Abbiamo girato tutta São Paulo e non abbiamo trovato nessuno che avesse una sedia moderna. Siamo stati costretti a disegnarla”. Fu così che nel 1951 Lina Bo Bardi disegnò la Bowl Chair per metterla nella sua Casa de Vidro. Oggi, la Bowl Chair viene prodotta in costosa serie limitata. Quanto alla casa, sua residenza privata, l’aveva progettata in forma di palafitta trasparente. 

Nata a Roma nel 1914, laureata in architettura con Marcello Piacentini con cui ebbe anche una liaison, trasferita a Milano dove fu allieva di Gio Ponti, sposò il giornalista e gallerista Pietro Maria Bardi, di accesa fede fascista. Con lui, divenuto direttore del Museo d’Arte di San Paolo, si trasferì in Brasile nel ’46. Luogo dove in seguito divennero entrambi ferventi comunisti. 

Nel ’68 venne inaugurato dalla regina Elisabetta in visita di Stato il MASP, il più importante museo dell’America Latina. Progettato da Lina Bo Bardi con concezione totalmente innovativa, ha anticipato tra brutalismo e modernismo e minimalismo le due più importanti innovazioni che diventeranno il vanto del Beaubourg: gli spazi aperti esterni utilizzabili per eventi artistici e la flessibilità degli spazi interni. 

È stata la più originale architetta, designer, teorica, scenografa e docente del XX secolo.

A Lina Bo Bardi, che è mancata nel 1992, è assegnato il Leone d’oro speciale alla memoria della Biennale Architettura 2021.