Vatemecum Abiti femminili, vestaglie, collari… Le cianfrusaglie-feticcio di un poeta
Un maniaco dei dettagli, e D’Annunzio lo era, detesta l’imprecisione estetica e seleziona ogni sia pur minimo oggetto lo accompagni nell’esistenza quotidiana. Quell’oggetto corrisponde al suo stile, e deve far parte di un disegno unitario. Un maniaco dei dettagli, e D’Annunzio lo era, si compiace quando qualcuno, rovistando in un suo cassetto, anziché un ammasso di polvere e cianfrusaglie dimenticate trova oggetti ognuno degno di nota. Ecco perché D’Annunzio sarebbe felice del nuovo museo voluto dal presidente del Vittoriale Giordano Bruno Guerri, che si inaugura sabato 2 ottobre: il “Museo D’Annunzio segreto”. Centocinquanta oggetti sinora celati al pubblico da armadi e cassetti, che mostreranno nuovi aspetti della straordinaria maniacalità inventiva e accumulatoria del Vate. Il loro denominatore comune è quello di avere toccato la sua pelle: perciò gioielli, cancelleria, libri di consultazione quotidiana, abiti da casa e biancheria intima, occhiali, tabacchiere, la famosa camicia da notte con l’oblò proprio lì, affinché le convenute non vedessero il disfacimento della pelle.
Il nuovo museo si trova sotto l’anfiteatro del Vittoriale, e l’avvincente allestimento è curato da Angelo Bucarelli. All’ingresso, sei schermi trasmettono filmati di D’Annunzio tratti dagli archivi dell’Istituto Luce e della Rai. Da lì si passa in una grande sala ad emiciclo, che ospita l’esposizione lungo le pareti perimetrali, affinché lo spazio centrale sia utilizzabile per conferenze e presentazioni di libri. Si parte da un settore dedicato alle donne di D’Annunzio, con le fotografie e i vestiti-sottoveste-babydoll da far indossare alle prescelte, che, per soddisfare il sublime estetismo del poeta, erano costrette a spogliarsi dai propri inadeguati abiti e a indossarne di appositi, fatti confezionare dal Vate. C’è poi una lunga vetrina con quattordici metri di scarpe e stivali, abiti da casa e da caccia, pigiami e camicie e vestaglie. Ci sono gli straordinari bauli a incastro che contenevano scarpe e stivali, compreso il nécessaire per tenerli lustri; non mancano cappelli e cappelliere, e c’è persino un tappetino con code di puzzola. Altre vetrine raccolgono il vasellame da tavola, i collari dei molossi e dei levrieri, gli oggetti della scrivania.
Le colonne e alcune pareti sono decorate con riproduzioni a grandezza naturale di fotografie che ritraggono il D’Annunzio privato, quando mangia con gli amici o mentre gioca coi suoi cani, che gli si arrampicano addosso per festeggiarlo. Ci sono ingrandimenti di gustose annotazioni quotidiane per la cuoca (“Mia cara Albina, l’accordo di queste tre cose fritte è sublime”); appunti di ginnastica da camera con schizzi per la corretta esecuzione degli esercizi; pannelli che riportano i motivi animalier delle preziose stoffe del Vate. Questo nuovo museo, insomma, aggiunge oltre a un percorso più intimo, la possibilità di soffermarsi sugli oggetti, degustandoli, il che risulta più difficile durante la visita alla Prioria, che di solito si compie in piccoli gruppi e con guida.
L’obiettivo di Giordano Bruno Guerri è doppio: far capire che “D’Annunzio è stato un anticipatore: del costume – al punto che il suo stile di vita allora scandaloso oggi sarebbe ritenuto normale; nell’attività di comunicatore e di pubblicitario; nella politica – in cui si mosse da battitore libero, rompendo tutti gli schemi, passando dalla destra alla sinistra”. L’altro obiettivo è “far accettare D’Annunzio alla sinistra, per via del suo messaggio libertario. La Costituzione di Fiume fu una delle più avanzate del ’900 e prevedeva voto alle donne, multiculturalismo, nudismo, omosessualità, divorzio. Infatti Elisabetta Sgarbi sta girando una serie di lungometraggi sulle avanguardie italiane e il primo riguarderà proprio il Vittoriale”. Va aggiunto che, in questo progetto di rilancio della figura di D’Annunzio, il 6 ottobre si inaugura alla Casa Italiana della New York University una mostra sulla figura internazionale del Vate, con largo spazio dedicato a Eleonora Duse. La mostra si sposterà poi ad Atene, e in Giappone. “E io spero che mai questo tour non si concluda mai”, si augura Giordano Bruno Guerri.
DOVE MANGIARE :
A Gargnano, sul lago, 15 chilometri a nord di Gardone Riviera, nel Grand Hotel Villa Feltrinelli, si trova uno dei migliori ristoranti italiani. C’è tempo fino al 17 ottobre per gustare la cucina pirotecnica dello chef con talento botanico Stefano Baiocco. Albergo e ristorante riaprono in aprile. Memorabili il minestrone di frutta e verdura, e l’esplosiva (di sapori) insalata di 130 erbe e germogli con l’accompagnamento di 20 fiori. Prezzi stellati per cena, più contenuti nel menu light del pranzo. Oltretutto, a pranzo si gode maggiormente del parco e dell’incantevole vista sul lago. Per i nostalgici, segnaliamo che la villa, fatta costruire a fine ‘800 dalla famiglia Feltrinelli, fu dimora di Mussolini durante l’infausto periodo della Repubblica di Salò.
In via Rimembranza 38. Tel.: 0365 798000
A Salò, 3 chilometri a sud del Vittoriale, è ottima la cucina della Antica Trattoria alle Rose. In questa stagione sono consigliabili tutti i piatti con funghi: fiori di zucca ripieni di porcini, tagliatelle ai porcini, stinco con finferli. Tipici i ravioli al bagoss (un formaggio di montagna, prodotto a Bagolino) profumati di timo e, naturalmente, i pesci di lago: coregone, persico, luccio con polenta. Prezzi da trattoria e cucina ricercata pur nell’esecuzione di piatti tradizionali. Uno di quei locali accoglienti e famigliari che si vorrebbe avere sotto casa, per mangiarci ogni giorno.
In via Gasparo da Salò, 33. Tel.: 0365 43220.
Sito internet: www.vittoriale.it
Info: +39 0365 296511 – vittoriale@vittoriale.it