Tutto ruota intorno alla washtower. Negli States non c’è casa in vendita senza colonna bucato in risalto nella photogallery: lavatrice e lavasciuga, impilate o una accanto all’altra. Voi aprite Zillow, e come ogni mattina controllate le dieci case dai 3 milioni di dollari in su che vi vengono proposte. Curiosate nelle stanze, nella cucina con l’isola, vagate tra la palestra, il garage, il terrazzo con il braciere tra i cui finti sassi ardono fiammelle a gas, nel giardinetto con l’erba sintetica (in California e New Mexico è vietato irrigare per via della siccità), ed ecco spuntare la foto con la washtower. Per un italiano è stupefacente: spendo, poni caso, 6 milioni di dollari per comprar casa e il venditore si preoccupa di farmi sapere che appena entro posso buttare in lavatrice la felpa e i leggins (i vestiti da americana) e poi subito asciugarli, pronti a essere reindossati.
Su Zillow, start up di Seattle che dal 2006 ha man mano fagocitato i concorrenti, ci trovate ogni casa in vendita o in affitto sul suolo americano. Come se Idealista.it, Immobiliare.it, Casa.it, più i vari Zampetti e Wannenes e Sotheby’s fossero uniti in un unico aggregatore che impone uno standard di informazioni e fotografie, e per giunta eroga mutui. 110 milioni di case su 331 milioni abitanti. Dalla stamberga al castello disneyano. È talmente popolare che ha dato vita a un lessico specifico: da Zillowmania, patologia certificata, fino a Zestimate, ossia la stima del valore di vendita o di affitto secondo parametri zillowiani. Inizialmente Zillow si era buttata anche nel flipping, ossia il business di comprare case, ristrutturarle e rivenderle. Ma il progetto è stato abbandonato. Troppo incerto il mercato, tra crisi economiche, elettorali, metereologiche, pandemiche.
I guardoni come me, scelgono una città, un quartiere e un valore approssimativo (essendo parametri ipotetici, tanto vale partire dai 3 milioni in su). Le case italiane, anche quelle borghesi di ampie metrature, vengono messe sul mercato con risibili apparati informativi e fotografici: porte devastate dalle decalcomanie del figlio, in camera lo stendibiancheria con le mutandone ad asciugare, sul balcone i vasetti di plastica con piantine morte, in bagno i fustoni dai colori pacchiani dei detersivi, il mocio che spunta dal secchio. Le case americane passano invece attraverso l’home staging (scenografia d’interni) e a quel punto vengono fotografate in modo professionale, con luci e grandangoli e droni. 40/80 fotografie per immobile, indirizzo preciso, link a Look around che mostra la strada e le case dei vicini. C’è il conto dei giorni da cui l’immobile è sul mercato, c’è il grafico con le variazioni del valore negli ultimi dieci anni, la cronologia dei passaggi di proprietà e l’importo della transazione. In Italia, col catasto arretrato e le case pagate per metà in nero, una simile tabella sarebbe inattendibile. C’è il calcolo annuale delle tasse, il calcolo delle spese mensili incluse le assicurazioni obbligatorie, la rata del mutuo. Poi, la grande ossessione degli americani: il rating delle scuole del circondario, dall’asilo al liceo. Infine, il punteggio della zona per passeggiabilità, raggiungibilità da mezzi pubblici e ciclabilità. Seguono i link a case in vendita nel circondario. Le descrizioni sono sobrie e tecniche, mai ridicole con svolazzi poetastrici. Qualche giorno fa leggevo di un attico in vendita a Milano, un undicesimo piano: “A un passo dalle nuvole per ammirare dall’alto una delle metropoli più verdi d’Italia”. Che ridere. In un mercato immobiliare ormai ingorgato da venditori instagrammatici, con le mossette, le mani che svolazzano, il lessico ridicolo – tutto è “dimora”, gli arredi “su misura da artigiani specializzati in yacht di pregio”, la cabina armadio “pass through”, la “master bedroom”, e poi “uahu, ti ho fatto vivere un vero dream” –, Zillow permette di riflettere e fare delle fantasie (chi vende, perché vende, tu come ci staresti).
Ma non basta: siete negli States e vi invitano a cena? Perché non dare un’occhiatina alla casa dei vostri amici? Digitate l’indirizzo ed ecco Zestimate, l’anno di costruzione, la metratura, i passaggi di proprietà, la storia fiscale. Zillow è più che compulsare Page Six, è più che ficcanasare nelle vicende dei reali, offre il piacere di assecondare il culto puritano della trasparenza e lo somma all’alibi di studiare i cicli economici e i gusti degli americani, le loro case prive di libri e riviste, senza televisori e bidet ma piene di lavatrici.